Favela a Colle Oppio, tornano i senza tetto davanti al Colosseo

Favela a Colle Oppio, tornano i senza tetto davanti al Colosseo
di Veronica Cursi
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Martedì 12 Novembre 2013, 08:21 - Ultimo aggiornamento: 17:56

​Per guardare il degrado dritto in faccia, per vederla da vicino la miseria, a Roma non serve spingersi fino alla periferia pi estrema. Basta farsi una passeggiata in una delle zone pi belle e storiche della citt. Di fronte al Colosseo, affacciato sulla Domus Aurea, nel parco tra l'Esquilino e Monti, c’è un villaggio di disperati, nonostante denunce e segnalazioni.

Benvenuti al grand hotel Colle Oppio. Relais di lusso per senza tetto e sbandati. Un accampamento abusivo a cielo aperto inerpicato tra sterpaglie e vegetazione. Invisibile. Soprattutto a chi non vuol vedere. Solo tre mesi infatti Il Messaggero aveva denunciato questa miseria. Denuncia a cui si sono aggiunte nel tempo le segnalazioni di residenti, turisti, mamme a passeggio con i bambini. Senza risultato.

Colle Oppio (che fu sede di uno dei villaggi da cui sorse Roma), sembra restare fermo nel tempo. Il parco archeologico, con le terme di Tito e Traiano e la Domus Aurea di Nerone, con tanto di vegetazione mediterranea ed esotica, è ancora un parco trascurato, dove erbacce, sporcizia, degrado e delinquenza la fanno da padrone.

PANCHINE COME GIACIGLIO

Nelle ultime settimane in tanti sono tornati a vivere lì, almeno una quarantina di persone. In gran parte uomini. Molti arrivano dall’Africa e dall’Europa dell’Est. La sera si ritrovano sulle panchine lungo i viali alberati, ognuno con la sua valigia. Materassi sporchi e marci, centinaia di bottiglie vuote, pannolini usati, buste dell'immondizia piene ed abbandonate, tende, case fatte di cartoni. Dormono proprio accanto alla mensa della Caritas, a due passi dall’area archeologica. Giacigli di fortuna con vista sulla storia.

STRACCI SULLA STORIA

Tra quelle mura antiche, tra quei pezzi di storia lasciano vestiti, stracci. Certi che nessuno mai toccherà le loro cose, perché quello ormai è diventato il loro mondo. Usano le transenne come stendini per jeans, magliette, coperte e piumini. La mattina sbucano uno a uno, i primi a prepararsi sono quelli che un lavoretto ce l’hanno e allora li vedi allontanarsi lungo i marciapiedi per vendere la solita merce. Poi si preparano tutti gli altri che vivono alla giornata. Si lavano alla fontana, con i secchi d’acqua, si fanno la barba, strofinano con un pezzo di sapone i vestiti e li mettono ad asciugare sui rami degli alberi. La sera tornano a casa, come fosse niente, accendono un fuoco per scaldarsi o cucinare. La città, o meglio quella parte di città, è diventata loro. «Colle Oppio, il parco dove la domenica si andava a spasso con i bimbi - dice Salvatore Rinaldi, residente nella zona - oggi non esiste più. Ha l’odore di nauseabondo di rifiuti ed escrementi. E anche l’area giochi è inutilizzabile, a causa dei senza tetto che dormono sotto il castello dei bambini».

Passeggiare da quelle parti fa paura. «Possibile - si chiede Lucia Rosari, 60 anni - che nessuno abbia mai visto niente? Che mai una volta un vigile, un poliziotto, un carabiniere, sia passato lì davanti?». Quell’accampamento è sotto gli occhi di tutti. E purtroppo fa da biglietto da visita.

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