Mattarella a Zelensky: «Pace vera, no alla resa. Il rapimento dei bambini è ignobile»

Il leader ucraino a Roma: «Io qui per ringraziare l’Italia». Visita lampo dal Papa

Mattarella a Zelensky: «Pace vera, no alla resa. Il rapimento dei bambini è ignobile»
di Andrea Bulleri
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Sabato 13 Maggio 2023, 23:55 - Ultimo aggiornamento: 14 Maggio, 09:04

Il cielo grigio di Roma accoglie Volodymyr Zelensky appena passate le dieci, quando il presidente ucraino scende la scaletta dell’Airbus dell’Aeronautica militare decollato da Rzeszow, in Polonia. A riceverlo sulla pista di Ciampino c’è Antonio Tajani: «È bello vederti, l’Italia ti dà il benvenuto», lo saluta il capo della Farnesina, prima di accompagnarlo verso il suv nero che scorterà il leader di Kiev nella sua giornata romana. Quirinale, palazzo Chigi e Vaticano, dove il colloquio con Papa Francesco dura giusto una quarantina di minuti. Infine una lunga intervista in diretta tv, per convincere anche gli scettici che l’unica «via d’uscita» possibile al conflitto cominciato il 24 febbraio dello scorso anno passa dalla sconfitta di Putin

Pieno sostegno

È la linea che Zelensky ribadisce anche al Colle, dove la bandiera giallo-azzurra ucraina sventola sul torrino: «Un onore averla qui a Roma», lo accoglie con un ampio sorriso Sergio Mattarella.

Che assicura a Kiev il «pieno sostegno» dell’Italia e sgombra il campo dagli equivoci: «La pace, alla quale tutti lavoriamo, non deve essere una resa», è il messaggio consegnato dal Capo dello Stato. Piuttosto, la fine delle ostilità deve «ripristinare la giustizia e il diritto internazionale». La sintonia che emerge nei venticinque minuti di faccia a faccia con Mattarella è pressoché totale; al punto che Zelensky lo definisce «un bellissimo colloquio». Nel quale si discute anche la questione dei bambini ucraini rapiti dalla Russia: una pratica – la definisce Mattarella – «straziante e ignobile». E se il presidente della Repubblica mette l’accento sul fatto che il conflitto in corso non riguarda solo Kiev, ma pone in discussione la «libertà dei popoli», Zelensky si mostra grato per l’aiuto che Roma non ha mai fatto mancare: «Sono qui per ringraziare l’Italia. Vorrei abbracciare gli italiani uno a uno per il sostegno che ci è stato continuamente offerto». 

 

Un concetto che viene ribadito anche poco dopo a palazzo Chigi, dove Zelensky arriva intorno all’ora di pranzo, attraversando con il corteo di auto un centro storico mai tanto blindato. Il vertice con Giorgia Meloni (in inglese, senza interpreti) dura più di un’ora. E anche qui, superato il picchetto d’onore, l’atmosfera si fa distesa, tra sorrisi e strette di mano. «Il mio amico Volodymyr», lo chiama lei, «Giorgia», le dà del tu lui, riprendendo quella consuetudine che si era creata durante il viaggio della premier a Kiev lo scorso febbraio. Meloni ci tiene a riaffermare il «chiarissimo sostegno dell’Italia» alla causa ucraina: «Continueremo a fornire supporto a Kiev, anche militare, affinché si arrivi a una pace giusta», assicura la premier. Una pace – sottolinea – «che non può essere una resa», come invece – è il sottotesto – vorrebbero altri. «Non siamo così ipocriti da chiamare pace qualsiasi cosa che possa assomigliare a una invasione». Al contrario: «L’Ucraina è vittima di aggressione e difendendo la propria integrità e identità allontana la guerra dal resto dell’Europa», mette in chiaro Meloni: «Quello che gli ucraini stanno facendo, lo stanno facendo anche per noi». E noi «scommettiamo sulla vittoria di Kiev». Poi si rivolge a Vladimir Putin: «Mosca fermi le sue truppe», è l’appello della premier. Convinta, come recita la nota congiunta diffusa in serata, che esistano margini per dare vita a un «meccanismo di compensazione», tramite cui i proventi dei beni confiscati alla Russia possano essere impiegati per finanziare la ricostruzione ucraina. «L’Italia era ed è dalla parte giusta in questa guerra», replica Zelensky: «Non dimenticheremo l’aiuto che abbiamo ricevuto». Un’altra lunga stretta di mano, ed è ora di rimettersi in macchina per dirigersi Oltretevere. Dove il faccia a faccia con Papa Francesco fila via in quaranta minuti, scambio dei doni compreso. «Ho chiesto al Papa di condannare i crimini russi in Ucraina – twitta poi il presidente ucraino – Perché non può esserci uguaglianza tra la vittima e l’aggressore». Poi, in tv, torna sull’opera di mediazione offerta dal Pontefice: «Con tutto il rispetto per Sua Santità, non abbiamo bisogno di mediatori, ma di una pace giusta». Ed è l’unica nota di apparente freddezza, in una giornata in cui il clima – maltempo a parte – non avrebbe potuto essere più caloroso. 

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