Roma, a Via Nazionale l'asfalto copre gli storici sampietrini. E il degrado dilaga

Della strada salotto del lusso degli anni che furono è rimasto ben poco

Roma, a Via Nazionale l'asfalto copre gli storici sampietrini. E il degrado dilaga
di Raffaele Marra
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Venerdì 9 Dicembre 2022, 16:11 - Ultimo aggiornamento: 16:13

Via Nazionale che amarezza. Della strada salotto del lusso degli anni che furono è rimasto ben poco. La strada tanto frequentata dalla “Roma bene” e dai “principi arabi” che unisce Villa Aldobrandini a Piazza della Repubblica (e che collega la stazione Termini a Piazza Venezia) a due passi dal Quirinale è rimasto solo l’asfalto. Un manto che ha tristemente coperto i fantastici sampietrini (cubetti di roccia ricavati dalla selce, ndr) e che ahimè oggi ne lascia intravedere solo qualcuno ai bordi vicino i marciapiedi e nelle strade laterali.

«Anziché rifare il manto di sampietrini troppo mal ridotto forse troppo laborioso e costoso si è preferito una bella colata di asfalto - dice delusa una residente di via dei Serpenti - un cantiere che è durato mesi per avere questo risultato».

Una strada andata in sofferenza anche per le decine di chiusure dei negozi ormai diventate troppe nell’ultimo periodo, un’emorragia iniziata con la pandemia e che non si è mai fermata: «Se andate da Piazza della Repubblica ed arrivate a poco dopo il Palazzo delle Esposizioni - dice l’edicolante di via Nazionale all'incrocio di via del Boschetto - solo in questo tratto in meno di metà strada troverete una ventina di negozi chiusi, serrande abbassate e richieste di affitto, penso in tutta via Nazionale arriverete almeno a 50 richieste di affitti, parliamo almeno del 20% degli esercizi commerciali. Tutto è iniziato nel periodo della pandemia, affari pochi e affitti alti, chi ha resistito in questi due anni sta chiudendo adesso, complice il caro bollette, il turismo che non decolla, i costi che si sono alzati come gli affitti, è una tragedia, tante famiglie in mezzo ad una strada».

 

Eppure c’è chi ricorda ancora i tempi d’oro come Stefano e suo padre titolari di un’oreficeria: «Vi parlo di trenta anni fa, erano d’oro - ricorda Stefano - un giorno entrarono degli arabi e spesero 20 milioni allora c’era la lira, poi noi ci spostammo nei pressi di via Torino per l'affitto diventato troppo alto già allora». Per non parlare del degrado che è alle porte e non vede l’ora di entrare: «Si incominciano a vedere piccoli bivacchi di senzatetto che si accampano anche di giorno prima del Palazzo delle Esposizioni all'angolo prima della scalinata della Basilica di San Vitale» dice un barista che li osserva tutti i giorni.

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