Tavolini a Roma, picco di sequestri: ma i dehors restano in strada

Molte delle società che hanno installato i gazebo sono fallite e a pagare è il Comune

Tavolini a Roma, picco di sequestri: ma i dehors restano in strada
di Camilla Mozzetti
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Lunedì 27 Febbraio 2023, 07:35 - Ultimo aggiornamento: 07:37

La maggior parte delle rimozione viene condotta in danno da parte del I Municipio, il che vuol dire che l'amministrazione paga provando poi a riaversi sull'esercente irregolare ma in molti casi è complicato se non impossibile perché la società che ha montato dehors abusivi, in contrasto con il codice della strada, è nel frattempo fallita. Quindi il tempo che serve per avviare le pratiche, effettuare i controlli, disporre i sequestri delle occupazioni di suolo pubblico irregolari e procedere poi con le rimozioni. Ci vuole tempo, a volte settimane se non mesi, perché si dà comunque modo all'esercente (di quelli rimasti aperti ma sanzionati) di procedere egli stesso con le rimozioni. Se non lo fa, interviene il Municipio quindi Roma Capitale che, con i soldi dei contribuenti, copre le spese necessarie. E non sono certo pochi "spicci".
TEMPI E COSTI
In media ma il costo varia all'ampiezza della pedana irregolare, ci vogliono tra i 2 mila e i 3 mila e 500 euro a intervento. Dopo le varie proroghe concesse dal governo sulle cosiddette occupazioni Covid - quelle cioè elargite a favore dei titolari di bar e ristoranti in deroga ai limiti consentiti - resta comunque un paniere corposo di irregolari. Perché nei due anni e mezzo di pandemia le pedane non sono state montate solo in strada, pure sui parcheggi riservati alle auto, ma in molti hanno divorato (e il termine è più che mai pertinente alla situazione) pezzi e pezzi di asfalto e marciapiedi in netto contrasto con il codice della strada. Quelle occupazioni, oggi, pur di fronte alle deroghe concesse, devono essere rimosse. Ma prima vanno trovate perché nessuno degli esercenti che figurano come abusivi si è, nel mentre autodenunciato. Da un ultimo, un esempio su tutti il titolare di un esercizio di pubblica somministrazione che, dopo il traforo di via Milano ha chiuso il dehors dicendo ai clienti che il servizio all'esterno è sospeso a causa del maltempo quando in verità accertano in I Municipio è stato sequestrato perché ritenuto irregolare.

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I NUMERI
E veniamo ora ai numeri.

Nel I Municipio dove le rimozioni e i controlli vanno avanti molto più velocemente di quanto accade nel II Municipio, le occupazioni di suolo pubblico Covid concesse sono state 3.217. Di queste, tolte quelle regolari e in linea con le disposizioni delle deroghe, più di 80 sono state rimosse e l'elenco è ancora nutrito. «Il lavoro va avanti - spiega Jacopo Scatà, assessore al Commercio del I Municipio - anche con le difficoltà del caso, abbiamo un elenco di 14 rimozioni da eseguire su dehors di fatto già sequestrati, si va da alcune attività in via Candia ad altre in via dei Prefetti fino a Santa Maria Liberatrice e Campo de' Fiori». Tempi? Non celeri ma questo, appunto per quanto spiegato, non dipende dal Municipio. Poi ci sono le altre, ovvero le pedane abusive di attività che nel mentre sono fallite ed hanno chiuso. «Ne abbiamo finora contati otto di dehors abbandonati - conclude Scatà - da via Lodi a via Plauto fino all'area di piazza Vittorio. Il problema in questo caso è che l'esercente non comunica la chiusura dell'attività». Senza contare il "costo" delle operazioni del tutto a carico dell'amministrazione municipale.

 
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