Da aprile passeranno da uno a due i giorni in smart working settimanali per i dipendenti capitolini. L’assessore al Personale, Andrea Catarci, ha già comunicato le sue intenzioni ai sindacati: l’obiettivo è formalizzare la proposta durante le trattative per il rinnovo del contratto integrativo, per poi metterla nera su bianco in un accordo più generale che riguarda anche il salario accessorio.
Smart working, le regole
Attualmente il personale del Comune può lavorare da casa un giorno alla settimana. Non possono accedere allo smart working un centinaio di dirigenti, gli agenti della polizia municipale, maestre di nidi e asili e tutti gli addetti agli sportelli, in primis quelli di uffici centrali come l’Anagrafe.
In questi mesi verso l’amministrazione sono arrivate non poche spinte per ampliare il telelavoro. Lo scorso ottobre l’Assemblea capitolina ha anche approvato a larga maggioranza una mozione di Italia Viva, che prevedeva di permettere questa forma di impegno anche per quelle categorie di travet che non hanno ancora sottoscritto il contratto individuale previsto dal nuovo piano organizzativo del lavoro agile (Pola). Ma dietro la mossa di Catarci ci sarebbero motivazioni molto pratiche.
In primo luogo si vuole in questo modo ridurre gli alti costi di gestione nelle sedi del Campidoglio (utenze, pulizie o sicurezza).
In secondo luogo portare i giorni di lavoro agile da uno a due serve anche all’amministrazione per facilitare più in generale le trattative al tavolo sindacale, perché nel rinnovo del contratto di secondo livello si vuole anche cambiare l’articolazione del cosiddetto salario accessorio, oggi legato alla produttività, agli obiettivi da far raggiungere agli uffici. Con il Giubileo alle porte e la necessità di avviare o velocizzare i cantieri per l’Anno Santo e quelli finanziati con il Pnrr, il Campidoglio deve fare i conti con la mancanza di personale e la difficoltà - come dimostra il flop di concorsoni durante l’era Raggi - di reclutare nuovi addetti soprattutto sul fronte dei progettisti. In quest’ottica deve aumentare la presenza negli uffici: ogni giorni tra malattie, ferie e permessi sindacali ci sono almeno 3mila travet assenti su 23mila. Per limitare il fenomeno il Comune vuole, per disincentivare l’assenteismo, ancorare il “premio” alla presenza, che invece oggi è deciso per lo più in base alla produttività. Da Roma Capitale spiegano che l’operazione è a costo zero: non saranno dati più soldi rispetto al passato e non si vuole indietreggiare sugli obiettivi per aumentare i livelli di qualità dei servizi. Senza dimenticare che questa mobilità permetterebbe all’amministrazione di risparmiare non pochi milioni di euro per ridurre il ricorso ai supplenti per maestre e bidelli che si mettono in malattia.
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