Accoltellata a Termini, marito e moglie carabinieri arrestano l'aggressore: «Abbiamo riconosciuto il cappello e le scarpe»

Filippo Consoli e la consorte erano nello stesso vagone: «Gli ho mostrato il video, ha confermato che era lui»

Accoltellata a Termini, marito e moglie carabinieri arrestano l'aggressore: «Abbiamo riconosciuto il cappello e le scarpe»
di Michela Allegri e Claudia Guasco
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Martedì 3 Gennaio 2023, 22:13 - Ultimo aggiornamento: 4 Gennaio, 23:57

Un agguato, poi la fuga. La corsa da Roma fino alla stazione di Milano centrale, la convinzione di riuscire a scappare ancora una volta, nonostante non si fosse nemmeno cambiato i vestiti. «L’ho riconosciuto proprio dal cappellino e dalle scarpe rosse. Ho una buona memoria fotografica, quindi appena vedo un volto, anche solo di sfuggita e per pochi secondi, riesco a individuarlo con facilità. Mi era arrivato la mattina stessa il video dell’aggressione e sono stato sicuro», racconta Filippo Consoli, il brigadiere dei carabinieri che è riuscito a placcare l’aggressione della stazione Termini poco prima che scappasse di nuovo. Perché è proprio sul binario numero 12, a bordo di un treno diretto a Brescia, che il destino di Aleksander Mateusz Chomiak si è incrociato con quello di Consoli e Nicoletta Piccoli, marito e moglie, carabinieri fuori servizio, in forza alla caserma Montebello.

IL RICONOSCIMENTO
Stavano partendo per il ponte dell’Epifania e pensavano di poter trascorrere qualche giorno di vacanza. «Siamo saliti a bordo e quel giovane ha subito attirato la mia attenzione, ho guardato le foto e i video che circolavano in rete e ho capito che era lui», spiega il brigadiere Consoli.

L’ha detto anche alla moglie, infermiera dell’Arma: «Io lo tengo d’occhio, tu vai ad avvisare il capotreno. Sono sicuro che sia lui».

L’INTERVENTO
Per sicurezza ha cercato di controllare al volo le fotografie e il video delle telecamere di sorveglianza della stazione romana, ma non c’è stato tempo: Chomiak ha capito di essere stato scoperto e si è precipitato verso l’uscita prima che si chiudessero le porte. 

A quel punto, i due militari non hanno avuto più dubbi: si sono gettati su di lui, lo hanno placcato e bloccato. Poi hanno chiamato i rinforzi: lo hanno ammanettato insieme ai colleghi e agli agenti della Polfer. «Gli ho mostrato la sua foto segnaletica e gli ho urlato: Sei tu? Sei tu l’aggressore della stazione Termini? Lui ha fatto un cenno di assenso», rivela il brigadiere. Dopo il fermo, Chomiak non ha detto nemmeno una parola. È stato trasferito nella caserma di Montebello. Aveva in tasca un taglierino e due coltelli da cucina, uno dei quali appena comprato, completamente nuovo, ancora avvolto dall’imballaggio.

 

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