Serial killer Roma, la vita dentro casa delle due 40enni uccise: «Uscivano soltanto per fare la spesa»

Il racconto dei vicini di via Riboty: «C'era gente a ogni ora». Marta Castano Torres non si separava mai dal suo cane

Serial killer Roma, la vita dentro casa delle due 40enni uccise: «Uscivano soltanto per fare la spesa»
di Emiliano Bernardini e Flaminia Savelli
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Venerdì 18 Novembre 2022, 06:55 - Ultimo aggiornamento: 19 Novembre, 11:35


Tanti sapevano, parecchi le frequentavano anche se per tutti erano delle ombre. Le due donne cinesi uccise ieri mattina abitavano in via Augusto Riboty al civico 28. Primo piano. Una aveva 45 anni, l'altra poco meno. «Erano casa e bottega» racconta uno dei condomini. Tradotto vivevano nell'appartamento al primo piano dove quotidianamente esercitavano la professione.

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Ricevevano clienti in casa a ogni ora del giorno e della notte. «Uscivano solo per andare a fare la spesa» raccontano ancora.

Eppure che in quell'appartamento ci fosse un giro di prostituzione lo sapeva chiunque. Si muovevano con discrezione. Un messaggio sul cellulare «Citofonare qui» e poi a seguire il prezzo «50 euro». Anche se non è dato sapere per quale tipo di prestazione.

Il giro lo avevano messo in piedi parecchi anni fa «almeno cinque» ci dice un altro condomino. Tanto che durante l'ultima assemblea di condominio si era parlato di questo problema: «Troppe persone che entravano e uscivano». Insomma qualcuno cominciava ad avere timore. «Spesso citofonavano ad un campanello a caso perché sul loro non c'era nessun tipo di nome. Un targhetta bianca». E non c'era orario per l'appuntamento. Dalla mattina a notte fonda. Il rituale era sempre lo stesso: la chiamata, il messaggio, la citofonata e il portone che si apriva su quel mondo fatto di sesso a pagamento. Come trovarle? Qualche annuncio su internet ma soprattutto i volantini attaccati ai pali della luce. Nessun riferimento esplicito ma semplicemente la scritta massaggi. Eppure di clienti ne avevano parecchi. Dall'uomo in giacca e cravatta a quello con la tuta. «Spesso venivano anche stranieri» ci dicono. «Una volta -racconta un'avvocatessa che ha uno studio proprio in quel palazzo- mi ha suonato alla porta un uomo pensando che la casa fosse questa. Alla mia richiesta di spiegazioni mi ha mostrato un messaggio sul cellulare dove c'era scritto primo piano, 50 euro».


VIA DURAZZO A LUCI ROSSE
La colombiana Marta Castaño Torres, 65 anni, uccisa dalla furia omicida del killer delle prostitute, aveva raggiunto a Roma dieci anni fa la sorella Maria. Il sogno di una vita migliore è diventato un incubo: a trovarla ieri mattina alle 12.49 in una pozza di sangue proprio è stata proprio la sorella Maria, una trans di 60 anni. Le due donne dividevano l'appartamento a luci rosse di via Durazzo al civico 38 dove i clienti andavano a venivano a ogni ora del giorno della notte. Come ieri mattina quando l'assassino, una volta entrato nella camera da letto, ha sferrato i colpi mortali. «Le vedevo spesso in giro con il cagnolino, uno yorkshire» racconta Ludovica Lalli, residente in via Durazzo al civico 28, l'edificio adiacente a quello dove si è consumato il delitto. «Difficile non notarle» commenta ancora la residente. Anche se: «Erano sempre tra di loro e non davano molta confidenza. Scambiavamo qualche chiacchiera perché anche io ho un cane di piccola taglia ma a parte questo le vedevo entrare e uscire dall'appartamento al seminterrato». Eppure, da quanto raccontano i vicini di casa, erano almeno dieci anni che le sorelle insieme alla terza ragazza dividevano l'appartamento a luci rosse a una manciata di metri dagli studi televisivi di La7. Anche qui, come per via Riboty, i condomini assicurano: «Tutti sapevano cosa accadeva lì dentro ma nessuno ha mai fatto nulla».

 

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