Prostitute uccise a Roma, la pista del serial killer: accoltellate due cinesi e una colombiana

La sorella della 65enne: «Doveva vedere un cliente nuovo, in casa c’è una telecamera»

Protitute uccise a Roma, la pista del serial killer: accoltellate due cinesi e una colombiana
di Valeria Di Corrado e Camilla Mozzetti
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Venerdì 18 Novembre 2022, 00:00 - Ultimo aggiornamento: 15:23

Dieci, forse venti: il numero preciso delle coltellate deve ancora essere quantificato ma è sotto quei colpi, con molta probabilità inferti da un’unica mano, che ieri nel cuore della Capitale sono stata ammazzate tre prostitute. Due cinesi e una colombiana, trovate ormai cadaveri tra le 11 e le 13, in pieno giorno, nel signorile quartiere Prati. Le prime due vittime sono state trovate in un appartamento in via Augusto Riboty 28, a pochi passi dal Tribunale penale di piazzale Clodio; la terza, invece, è stata rinvenuta dalla sorella in un monolocale di via Durazzo 38, di fronte agli studi televisivi di La 7 e alle spalle di quelli della Rai di via Teulada. Appena 850 metri separano le due scene del crimine e l’ipotesi che si fa largo tra gli investigatori è che il killer che ha colpito e affondato il coltello (non ancora trovato) sia lo stesso. Per le modalità con cui tutte e tre sono state uccise, per la distanza - temporale e fisica - e per l’attività che praticavano.

«ASPETTAVA UN CLIENTE NUOVO»
La Squadra Mobile ritiene che i tre omicidi siano collegati.

La storia insegna che sarebbe possibile tornare indietro alla fine degli Anni Novanta per ricordare quel nome che ieri riecheggiava di fronte ad entrambi i palazzi, sussurrato da vicini e residenti che trasecolati si domandavano: «È un altro Donato Bilancia?». Di certo la terza vittima, la colombiana classe 1957, come racconta la sorella Maria uscendo dalla Questura «stava aspettando un cliente». Non uno di quelli abituali «ma uno nuovo». Lei non c’era quando la sorella ha aperto la porta e ricevuto il suo ospite, è tornata quando già era stata ammazzata e solo una passante l’ha aiutata poi a rivolgersi alla polizia. 

IL PORTIERE: «SANGUE OVUNQUE»
Per la coppia delle cinesi, invece, è stato il portiere, Davide, a chiamare i soccorsi quando, salendo le scale per le mansioni quotidiane, ha trovato sul pianerottolo del primo piano una donna completamente nuda e ricoperta di sangue. «C’era una pozza rossa per terra, era impressionante», racconta il portiere a “Il Messaggero”. La porta dell’appartamento era aperta e quando la polizia è arrivata ed è entrata in casa, è spuntato dalla camera da letto il secondo cadavere.

«FORSE È LA MAFIA CINESE»
«Saranno state le 10,35, forse le 10,40. Ho aperto la porta per andare al bar e il portiere mi ha chiamato per dirmi che al pianerottolo sopra al mio c’era una donna morta, a terra - è il racconto che fa all’Adnkronos l’avvocato che lavora nello studio al piano terra di via Riboty -. Usciva tantissimo sangue dalla testa, credo sia stata sgozzata, come se l’omicidio fosse stato ultimato nelle scale. Aveva una posizione del tutto innaturale, come se avesse gli arti rotti, ma in realtà si era accasciata, forse dopo essersi trascinata al di fuori dell’appartamento, magari in cerca di aiuto. La porta di casa era spalancata, all’interno l’altra vittima. Abbiamo pensato di tutto, anche alla mafia cinese». «Nelle ultime assemblee di condominio in molti si lamentavano di questo via vai di clienti», racconta un giornalista Rai che abita nel palazzo.

TELECAMERE NASCOSTE
Secondo una donna che lavora nel palazzo le prostitute cinesi avevano una telecamera nascosta dietro un vaso: «Credo l’avessero posizionata per controllare gli ingressi». Anche nella casa di appuntamenti di via Durazzo, con un passato noto per via di un uomo che morì tre anni fa in seguito ad un rapporto, c’è, come ha detto la sorella della vittima, un impianto di videosorveglianza che potrebbe aver ripreso, se in funzione, una parte o l’intero omicidio. Se fosse così gli investigatori avrebbero uno strumento prezioso per risalire all’identità dell’assassino, che le vittime hanno fatto entrare in casa, forse proprio perché era un cliente. Intanto la polizia ha acquisito dal supermercato in via Riboty le immagini riprese dalle telecamere che puntano sul portone di ingresso.

L’AGENDA DEGLI APPUNTAMENTI
La Squadra mobile e la Scientifica, coordinate dal pm Antonella Pandolfi (del pool che si occupa di violenze sulle donne), hanno sequestrato le agende dove le vittime annotavano gli appuntamenti, oltre ai rispettivi cellulari. Le indagini puntano a scoprire se avessero un cliente in comune, con cui dovevano incontrarsi o che le ha sorprese presentandosi di colpo nei loro appartamenti. Il sindaco Roberto Gualtieri ieri ha contattato il Prefetto Bruno Frattasi. In Questura fino a tarda sera sono stati ascoltati vicini, residenti e quei pochi parenti, almeno della colombiana. 
 

 

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