Movida a Roma, la mobiltazione del Centro: «Pronti alla class action» per i danni alla salute

I nodi: la vendita di alcol, gli schiamazzi, i dehors abusivi e gli affittacamere illegali

Movida a Roma, la mobiltazione del Centro: «Pronti alla class action» per i danni alla salute
di Giampiero Valenza
4 Minuti di Lettura
Martedì 6 Giugno 2023, 08:09 - Ultimo aggiornamento: 08:25

Le bottiglie di birra trovate al mattino come se fossero mine, un po' qui e un po' là. I tavolini dei locali che si fanno largo (ben oltre il consentito) per prendere posizioni, giorno dopo giorno. E poi ci sono quelli che vendono le "munizioni" a poco prezzo: alcol facile soprattutto per i giovani, da portare appresso per fare bisboccia. Questo fronte di guerra è nel Centro storico, dove si aggiungono migliaia di appartamenti dati per affitti brevi in barba a qualsiasi regola, nei sottoscala o in locali che a tutto farebbero pensare tranne che a una casa. Abusivi che approfittano del web per trovare le loro prede, cioè i turisti che vengono a Roma con lo spirito del parco divertimenti e non della città-museo quale poi, effettivamente, è. Una situazione che si trascina da molto tempo ma che ora, con il boom dei visitatori di quest'ultimo anno, sembra essere diventata davvero insostenibile. I comitati di quartiere a tutto questo non ci stanno. Per loro quelle vie non sono i luoghi del bivacco ma sono le strade che portano a casa dopo il lavoro. E lì ci sono le piazzette del loro ritrovo, lì dove cercano di parcheggiare la macchina con la speranza di non trovarla vandalizzata da sbandati che, di notte, è un po' come se prendessero possesso della città storica. A Monti i residenti puntano i piedi e non vogliono che passi l'idea che in Centro tutto è tollerato pur di contare su un turismo con numeri da record e che (è opportuno dirlo), ha comunque ridato fiato all'economia romana sconquassata dopo le restrizioni della pandemia di Covid-19.

Movida selvaggia, allarme dei sindaci per i ricorsi: dopo la Cassazione i Comuni temono un effetto a catena

IN TRIBUNALE

«Siamo pronti a una class action: stiamo approfondendo la questione», tuona Nicola Barone, presidente del Comitato di quartiere del Rione Monti, forte anche della recente sentenza della Cassazione che ha aperto la strada a un'azione risarcitoria da parte delle pubbliche amministrazioni contro i residenti che si sono sentiti danneggiati dalla malamovida. La storia sul piano giuridico è avvenuta a Brescia ma potrebbe essere presa a modello a Roma da chi, infuriato, proprio non ne può più. Intanto, il gruppo dei cittadini ha organizzato per oggi pomeriggio l'appuntamento "Roma, una città troppo aperta?", concentrando l'attenzione su "affitti brevi a scopo turistico, spopolamento e degrado nel Centro". In sostanza, le ombre di una serie di quartieri che sono visitati da milioni di persone ogni anno. Comunque, nessun residente riesce a togliersi dalla testa l'idea di fare una class action, l'azione collettiva per richiedere il riconoscimento dei danni avuti. «Bisognerà capire in che forma, se è possibile fare un'azione collettiva oppure no - aggiunge Barone - La vita ormai è diventata ai limiti dell'impossibile.

C'è l'invasione degli affitti brevi con una normativa nazionale molto blanda che non risolve il problema. E poi ci sono i dehors e i tantissimi abusivi che sono un problema enorme nel commercio».

Movida troppo rumorosa. «Il Comune di Roma ci paghi i danni». Da Trastevere a Monti: siamo pronti a una class action

L'APPUNTAMENTO

Intanto, proprio il Comitato Rione Monti, quello di Emergenza Trastevere e il Comitato Campo de' Fiori e dintorni, stanno organizzando un nuovo appuntamento proprio per fare il punto della situazione sull'eventuale class action che verrebbe mossa ai danni del Comune. Un evento che sarà, di fatto, il secondo appuntamento dopo quello di oggi organizzato solo sugli affitti brevi.

 


«Sarà fondamentale essere assistiti da legali esperti in materia che possano darci l'aiuto professionale per permetterci di muovere l'azione legale con presupposti giuridici inattaccabili - dice Simonetta Marcellini, del Comitato Emergenza Trastevere - Si tratta di una materia molto complessa che ha bisogno di prove che vadano ben di là degli umori che registriamo tutti i giorni. È vero però che questo stato di degrado è sotto gli occhi di tutti e quindi potrebbe essere semplice individuare gli elementi dì interesse per un'azione risarcitoria».
giampiero.valenza@ilmessaggero.it
 

© RIPRODUZIONE RISERVATA