Killer di Prati, le avances e l'aggressione: la trappola di De Pau alla figlia del boss Nicitra

De Pau attirò la donna nella sua casa alla Balduina dicendole di avere notizie sulla misteriosa fine del fratello Domenico, ma lei riuscì a fuggire

A destra Giandavide De Pau, il presunto killer delle prostitute di Prati
di Alessia Marani
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Martedì 22 Novembre 2022, 12:39 - Ultimo aggiornamento: 23 Novembre, 12:55

«Ho delle informazioni che potrebbero aiutarti a capire che fine ha fatto tuo fratello Domenico. Se ci vediamo ne parliamo». Così Giandavide De Pau, il presunto killer delle tre prostitute di Prati, due cinesi e una colombiana, nella notte tra il 18 e il 19 maggio di tre anni fa attirò nella sua casa della Balduina persino la figlia del boss Salvatore Nicitra, nonché sorella del piccolo Domenico, sparito nel nulla a soli 11 anni il 21 giugno del 1993 e mai più ritrovato. Una scomparsa da catalogare, secondo gli investigatori, come uno dei più spietati casi di lupara bianca nel mondo criminale italiano. Ma torniamo a quella notte di maggio del 2019, la stessa in cui a Roma una 21enne veniva violentata all'interno della discoteca Factory di Ponte Milvio. Alla Balduina De Pau, secondo quanto messo agli atti nel commissariato Monte Mario, terrorizzò e aggredì la figlia del boss e poi noncurante corse a consolarsi da una giovane prostituta colombiana, prima di essere arrestato dalla polizia. Insomma, l'approccio a più donne in un lasso di tempo strettissimo non era una dinamica insolita per il 51enne, con alle spalle un'accusa di violenza sessuale datata 2006.

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LA CENA
Era sabato e in quell'occasione De Pau portò la donna a cena all'Assunta Madre, il ristorante dei vip.

L'aveva agganciata facendo leva sulle sue conoscenze nel mondo della malavita, sul fatto che in virtù della vicinanza con Michele Senese, O' Pazz', di cui lui era stato il fidato autista, potesse davvero convincerla di saperla lunga anche sulla fine del fratello. Durante la cena, però, la persuase che per avere davvero idea di chi ci fosse dietro alla sparizione del piccolo Mimmo avrebbe avuto bisogno di mostrarle dei documenti inequivocabili. Che custodiva, appunto, nella sua abitazione di via Venanzio Fortunato. Ma i fatti presero una direzione completamente diversa da quello che lei potesse immaginare e l'epilogo della serata fu drammatico. Tant'è che la figlia di Totò l'ingegnere, il re delle slot di Roma Nord, indagato in alcune delle più importanti operazioni di riciclaggio e narcotraffico già dai tempi della Banda della Magliana, si ritrovò per strada, nel cuore della notte, costretta a chiedere aiuto ai proprietari di un ristorante vicino dove si rifugiò in preda al terrore dopo essere scappata dall'appartamento di De Pau. Lui l'aveva chiusa dentro, dando le mandate alla porta, ma lei approfittando di un momento di distrazione, riuscì ad afferrare le chiavi, ad aprire il portone e fuggire via. De Pau uscì fuori come una furia ed ebbe una veloce colluttazione con altre persone in strada prima di dileguarsi. Era furioso e qualcuno chiamò il 112. Non ne seguì una denuncia per molestie o tentata violenza, ma De Pau fu fermato e arrestato dalla polizia per le lesioni. La prostituta colombiana, da poco arrivata in Italia, da parte sua confermò lo stato d'agitazione del suo cliente: aveva pagato ma era fuori di sé e lei aveva avuto tanta paura.

 

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