Roma, droga un minorenne con la ketamanina e poi filma lo stupro: egiziano a processo

La vittima, 16 anni, ha raccontato tutto alla madre la notte stessa

Roma, droga un minorenne con la ketamanina e poi filma lo stupro: egiziano a processo
di Erika Chilelli
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Giovedì 6 Ottobre 2022, 08:17

È stato drogato con la ketamina, stuprato e ripreso con il suo cellulare durante l'abuso. La vittima, un minore di 16 anni, ha confessato tutto a sua madre che ha sporto denuncia. A processo con l'accusa di violenza sessuale aggravata e detenzione ai fini di spaccio un 43 enne egiziano, Fathy M., conosciuto come Miro, che a giugno del 2019 avrebbe offerto della droga al ragazzo, consumatore abituale di sostanze dall'età di 11 anni, per poi abusare di lui costringendolo a un rapporto orale in cambio di altra droga.
LA STORIA
È la notte del 25 giugno del 2019, Mirko nome di fantasia - si trova nella sua stanza, ma i disturbi dell'umore di cui soffre da tempo non gli lasciano tregua. Ha bisogno di uscire, così verso l'1.30 del mattino chiede alla madre il permesso di uscire per andare da un suo amico che abita a San Lorenzo per fumare una canna. La donna si oppone alla sua richiesta, ma notando lo stato emotivo del figlio, alla fine, acconsente chiedendogli di non tornare tardi. Prova ad aspettarlo sveglia, ma complice l'ora tarda si addormenta. Mirko torna a casa alle 4.30 e fin da subito è chiaro che qualcosa non va. È sul letto con lo sguardo perso nel vuoto, senza maglietta. «Volevo rimproverarlo, ma lui non ascoltava e le uniche frasi che mi ha rivolto sono state: La vita fa schifo, sto male - ha riferito la madre al giudice di Piazzale Clodio nel corso dell'udienza di ieri Gli ho chiesto se avesse assunto sostanze, ha risposto vaneggiando». Il minore racconta che è stato dal suo amico per fumare una canna e che, sulla via del ritorno tra il mercato Rionale Esquilino e Piazza Vittorio Veneto, ha incontrato uno sconosciuto sotto i portici della piazza e che l'uomo gli ha offerto una polvere: «Diceva che era cocaina, ma invece era ketamina, mi ha dato cinque strisce».

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Lo sconosciuto, che si presenta come Miro, lo convince a seguirlo fino al suo appartamento, qualche metro più in là e gli dice di aspettare nell'androne del palazzo mentre lui va a prendere altra droga da consegnargli. Mirko lo attende sotto i portici per qualche minuto, ma quando l'uomo fa ritorno da lui non si limita a passargli la sostanza. Secondo il racconto fatto dal minore ai suoi genitori il 43enne avrebbe chiesto un rapporto orale al ragazzo in cambio della droga. Sono in strada, ma non c'è nessun altro e il 16enne annebbiato dalle sostanze già ingerite non riesce ad opporsi alle sue richieste. Quando torna a casa, però, racconta l'accaduto alla sua famiglia, in lacrime e consegna anche il cellulare allo zio che sporge una prima denuncia presso il Commissariato Esquilino portando il telefono del nipote agli agenti che lo esaminano e trovano tracce dell'abuso: un video che riprende Mirko a torso nudo, in stato confusionale, mentre l'uomo gli mostra i genitali. La polizia rintraccia Miro grazie a una sua leggerezza: l'uomo, infatti, ha lasciato alla vittima un numero di cellulare e, il ragazzo, fa vedere allo zio la foto profilo di Whatsapp legata all'utenza telefonica.
«La sera stessa mio figlio è stato trasportato all'ospedale pediatrico Bambino Gesù e ricoverato nel reparto di degenza protetta ha riferito la madre al giudice - Era già seguito dai servizi sociali del comune e dalla Asl di competenza per il suo stato di salute pregresso, ma dopo quanto accaduto è stato trasferito al CEIS».
LA DIFESA
Ora, il minore dovrà parlare in aula, a porte chiuse, ma la versione dell'accaduto data ai suoi famigliari non convince la difesa di Fathy M., che la ritiene inattendibile: «È emerso, dalle dichiarazioni dei suoi famigliari, che il minore ha assunto cocaina prima dell'incontro con l'imputato ha dichiarato l'avvocato Massimo Titi- ha subito un TSO due mesi prima dei fatti e non ci sono testimoni che possono confermare l'accaduto. Nel video prodotto si vede il ragazzo spogliarsi autonomamente senza subire abusi o minacce. Il presunto abuso sessuale è un'invenzione»
 

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