Donne uccise a Roma, coltellate anche alla testa: così il killer delle escort si è accanito sulle vittime

Dalle autopsie emerge la ferocia di De Pau: 50 fendenti sulle vittime

Donne uccise a Roma, coltellate anche alla testa: così il killer delle escort si è accanito sulle vittime
di Valeria Di Corrado e Camilla Mozzetti
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Sabato 26 Novembre 2022, 10:38 - Ultimo aggiornamento: 27 Novembre, 09:58

Non le ha semplicemente uccise, si è accanito sui corpi delle tre donne con decine di coltellate per ciascuna. Sono una cinquanta i fendenti complessivi inferti da Giandavide De Pau. Il 51enne romano, finito in carcere con l'accusa di triplice omicidio aggravato dalla crudeltà e dai futili motivi, ha colpito le vittime ovunque: al collo, al petto, al torace, alla schiena, perfino alla testa. È un «quadro di esagerata violenza» quello che emerge dai primi risultati delle autopsie eseguite giovedì, all'Istituto di medicina legale del Gemelli, sui cadaveri delle prostitute uccise con uno o più coltelli il 17 novembre nel quartiere Prati, nel pieno centro di Roma e in pieno giorno.


L'esame peritale ha accertato che la 56enne cinese Yan Rong Li e la colombiana 65enne Martha Castano Torres sono state accoltellate proprio mentre consumavano i rapporti sessuali con il killer.

Sui loro corpi ci sono i segni più evidenti del martirio. La cinese Xiuli Guo (43 anni), invece, è stata ammazzata nel tentativo di scappare. Una vicina di casa l'ha trovata riversa per terra sul pianerottolo del primo piano, nuda, in una pozza di sangue, mentre esalava l'ultimo respiro.

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LE RIPRESE DEL KILLER
Le telecamere del supermercato Pim di via Riboty hanno ripreso De Pau prima e dopo gli omicidi delle cinesi. Alle 10,01 si vede di spalle mentre entra nel palazzo al civico 28: vestito con un piumino blu elettrico, jeans neri, scarpe da ginnastica nere con suola bianca e una fascia da montagna sulle orecchie. Alle 10,41 esce dallo stesso portone e si allontana a piedi a passo spedito e con le mani in tasca nella direzione dalla quale proveniva. Questa volta le telecamere del supermercato lo inquadrano frontalmente e si vede che ha il cappuccio della felpa nera calato sulla faccia, la fascia da montagna sopra il cappuccio, gli occhiali da sole e una mascherina. Un travisamento che non gli lascia scoperto nemmeno un angolo del viso. La furia omicida del 51enne non si raffredda nemmeno dopo i primi due omicidi. Eppure passano 40 minuti. Alle 11,21 le telecamere dalla sede Rai di via Teulada lo inquadrano mentre arriva in via Durazzo a bordo della sua auto, una Toyota IQ di colore melanzana: parcheggia e un minuto dopo entra al civico 38. Da lì esce alle 11,39, dopo un quarto d'ora. Il cadavere completamente nudo della prostituta colombiana, con visibili coltellate sul petto e sul collo, è stato ritrovato dalla sorella Maria Paola Castano Torres, che i vicini di casa hanno sentito, intorno alle 12,45, urlare ripetutamente in spagnolo: «la mataron» («l'hanno uccisa»).

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I VESTITI E I VIDEO
Gli investigatori stanno cercando i vestiti che De Pau indossava sotto il piumino blu, sul quale sono state trovate delle piccole tracce di sangue. Molto probabilmente, infatti, l'uomo si è cambiato e liberato della maglia con la quale ha ucciso le tre donne. Le scarpe, invece, sono sempre le stesse: sotto la suola ci potrebbero essere le tracce ematiche che incastrano il killer. Un'altra prova determinante è il preservativo ritrovato sul corpo della colombiana. L'ex autista del boss Michele Senese nega di essere stato da Martha Castano quella mattina, ma l'eventuale presenza del suo dna sul profilattico rafforzerebbe il quadro probatorio della Procura capitolina. Dopo i video ritrovati sul cellulare di De Pau, che hanno registrato gli assassini delle due cinesi, ora gli inquirenti stanno cercando altre immagini di violenza.
IL PRECEDENTE
Che De Pau fosse un uomo pericoloso, incline alla violenza, al reperimento facile di armi, lo aveva certificato un giudice già il 20 giugno 2006. All'epoca un'altra donna per un soffio scampò alla sua furia omicida riportando ferite e contusioni da far impallidire i medici del policlinico Umberto I, che la curarono dopo il pestaggio e la violenza sessuale. In un appartamento dei Parioli, De Pau entrò armato di una pistola (Beretta calibro 32) rubata un anno prima e picchiò quasi a morte una donna che si salvò calandosi dal balcone al garage. La costrinse, stringendo in una mano quell'arma e nell'altra un grosso coltello da cucina a spogliarsi, a subire una violenza carnale. La picchiò con il calcio della pistola, la buttò sul letto, colpendola nuovamente e minacciandola con il coltello puntato alla gola. La ragazza si salvò lanciandosi dal balcone. Quando i carabinieri arrivarono, ci fu una colluttazione, ma De Pau riuscì a scappare lasciando il proprio zaino dove all'interno furono trovati i documenti e un'altra pistola. Dalla casa in cui abitava con la moglie De Pau era fuggito, ma 10 giorni dopo i carabinieri, pedinando i familiari, lo trovarono nel reparto di Igiene mentale dell'ospedale San Filippo Neri. Il gip all'epoca firmò l'ordinanza di custodia cautelare ritenendo il carcere «l'unica misura idonea», per «concreto pericolo di reiterazione del reato», sottolineando anche «la particolare violenza e capacità criminale espressa dall'indagato». Da questo caso ne uscì con una perizia che attestò la sua infermità mentale. Prosciolto per vizio totale è stato disposto l'ospedale psichiatrico giudiziario per 5 anni.
 

 

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