Chef Costa ucciso a Roma, dalla rete di amicizie spunta la pista della droga: quel traffico fra Sudamerica e Casertano

Un gruppo di latinos habitué del ristorante sarà interrogato con il proprietario dell'auto su cui viaggiava il killer

Chef Costa ucciso a Roma, dalla rete delle amicizie spunta la pista della droga: quel traffico fra Sudamerica e Casertano
di Flaminia Savelli
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Domenica 12 Marzo 2023, 22:40 - Ultimo aggiornamento: 22:43

La pista dei soldi e dei debiti. Ma non solo: le indagini sull’omicidio dello chef Costa portano anche al giro dello spaccio di stupefacenti tra il Casertano e il Sudamerica. Gli investigatori della Squadra Mobile stanno facendo un salto indietro per chiudere il cerchio delle indagini sul delitto di venerdì sera all’Esquilino in cui Emanuele Costanza, 41anni, è stato freddato con due colpi di pistola dall’ex socio in affari, Fabio Giaccio, 43enne napoletano. È stato proprio il killer, che si è costituito subito dopo l’agguato e ora accusato di omicidio volontario, a indicare la pista dei soldi da seguire per ricostruire il movente del delitto. Restano tuttavia molti punti ancora da chiarire.

Il sospetto degli inquirenti è che ad armare la mano di Giaccio davanti l’Osteria degli Artisti non siano stati debiti maturati dalla vittima con cui era in affari dal 2019.

Le tre attività dello chef Costa - una barberia, un centro estetico e il ristorante di via Germano Sommeiller - erano state infatti finanziate in parte da Giaccio. L’incontro di venerdì sera, un appuntamento-trappola, sarebbe stato fissato tra i due proprio per chiudere i conti rimasti aperti tra gli ex soci dopo che le due attività erano naufragate sommerse dai debiti. Ma la strada che stanno seguendo gli inquirenti porta però anche al giro della droga nel Casertano in cui Giaccio era finito già nel 2010 con l’accusa di spaccio.

GLI AFFARI CON I SUDAMERICANI 
I poliziotti stanno ricostruendo la fitta rete di conoscenze che condividevano Giaccio e Costanza. Nello specifico, il gruppo di sudamericani che negli ultimi mesi, e sempre più spesso, sono stati notati in via Sommeiller. Dunque nel quadro in cui è maturato il delitto dello chef Costa le indagini si stanno allargando anche alla pista dello spaccio di stupefacenti da cui forse il killer non era mai uscito del tutto. Mantenendo anzi rapporti con la piazza casertana anche quando, nel 2019, aveva deciso di trasferirsi. «Non poteva più tornare a casa. Si era fatto terra bruciata lì ecco perché era arrivato a Roma» avrebbero riferito le prime persone convocate dagli uomini della Squadra Mobile. 

I DUBBI 
Mentre proseguono le ricerche sulla pistola dell’ex imprenditore che, con i precedenti per droga a suo carico, non poteva detenere un’arma regolarmente registrata. E ancora: sull’amico comune della vittima e del killer che a quest’ultimo ha prestato la macchina la sera del delitto. Sapeva dove si sarebbe diretto Giaccio e con quali intenzioni? Sono queste le domande a cui dovrà rispondere A.N., identificato attraverso i documenti dell’auto trovata parcheggiata davanti al commissariato di via Statilia, il distretto dove Giaccio con gli abiti ancora sporchi di sangue, si è consegnato ai poliziotti: «Abbiamo litigato e gli ho sparato». E anche su questa sua ammissione sono ancora in corso accertamenti. I testimoni - l’aiuto cuoco e la fidanzata di Costanza - hanno infatti riferito che poco prima del delitto, i due erano nel piazzale davanti il locale «stavano parlando è vero. Ma non stavano litigando, i toni non erano accesi», hanno riferito. Un elemento questo che, se confermato, minerebbe dalle fondamenta la confessione del killer. Mentre resta certo che quella sera, all’appuntamento, si sia presentato pronto per uccidere e con la pistola già col colpo in canna. 

 

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