Roma, il Caffè Greco sotto sfratto: «Ma il locale non chiuderà, troveremo nuovi imprenditori»

Il 22 giugno i gestori dovranno andare via. L'appello alle istituzioni: "Aiutateci"

Roma, il Caffè Greco sotto sfratto: «Ma il locale non chiuderà, troveremo nuovi imprenditori»
di Giampiero Valenza
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Mercoledì 7 Giugno 2023, 07:13 - Ultimo aggiornamento: 8 Giugno, 09:04

È la più grande galleria d'arte privata aperta al pubblico del mondo. Ma prima di tutto questo è tra i più antichi locali della Capitale: fondato nel 1760, a Roma è sinonimo di caffè. Sono passati più di 270 anni da quell'inaugurazione e oggi (dopo anni in cui è stato uno dei luoghi della cultura e della Dolce vita della città) rischia la chiusura. Il motivo? La richiesta di sfratto che pende sulla testa degli attuali gestori, un contratto di affitto che è terminato a settembre 2017 e cinque sentenze del Tribunale e della Corte d'Appello di Roma che si sono pronunciate a favore dell'attuale proprietario, l'Ospedale Israelitico, che usa i fondi dell'affitto del caffè di via Condotti per finanziare le proprie attività di assistenza sanitaria. Un'intesa economica tra le parti (con la rimodulazione del contratto a prezzi di mercato, fissata fino al 2017 a 16.000 euro al mese) non è stata mai raggiunta e quindi da sei anni manca il titolo di occupazione della struttura. La sentenza di sfratto degli attuali gestori (la srl Antico Caffè Greco) sarà esecutiva il prossimo 22 giugno. La vicenda si intreccia in una complessa storia che parte dagli anni Cinquanta.

Sulla struttura, infatti, grava un vincolo dei Ministero dei Beni Culturali che risale al 1953.

In pratica, lì va rispettata una e una sola vocazione: quella della caffetteria. Perciò nei locali di via dei Condotti può esserci solo un caffè. La politica è preoccupata che la serranda per il Greco si abbassi definitivamente. «Questa volta pare che la chiusura sia davvero inesorabile a meno che non ci sia una mobilitazione di intelligenze, istituzioni e politica determinato sino in fondo ad impedirlo», ha detto nel corso di una conferenza stampa l'ex Ministro delle politiche agricole e forestali ed ex sindaco di Roma, Gianni Alemanno che ha chiesto al Ministro dei Beni Culturali Gennaro Sangiuliano, al presidente della Regione Lazio Rocca e al sindaco Roberto Gualtieri di fare qualcosa «per evitare un errore che arrecherebbe un danno alla storia e al turismo di questa città e dell'Italia intera». «Una decisione - ha precisato - che impedirebbe comunque qualsiasi altra attività data la presenza di un vincolo irremovibile ma che avrebbe come unico effetto quello di tenere un luogo magico denso di emozioni, ricco di arte e di storia chiuso al pubblico con dentro i quadri, gli arazzi e le foto inagibile a tutti». «Se bisogna rispettare la proprietà delle mura, bisogna anche rispettare la proprietà dell'attività e degli oggetti ad essa connessa. Il Caffè Greco deve rimanere nelle condizioni attuali», ha tuonato il senatore di Fi, Maurizio Gasparri.

IL CAMBIO

Per l'Ospedale Israelitico non c'è un rischio legato alla chiusura della struttura, che continuerà ad avere questa sua vocazione. Quindi, caffè è stato e caffè resterà. «Prima del subentro della Antico Caffè Greco, società fondata nel recente 1999, vi era un altro gestore - dicono dalla direzione ospedaliera - E così sarà anche dopo il rilascio dell'immobile occupato. Mai l'Ospedale Israelitico permetterebbe la chiusura di un bene culturale come l'Antico Caffè Greco e mai potrebbe infrangere vincoli ministeriali e prescrizioni di cui l'ente è consapevole». Il futuro pare dunque che l'Israelitico lo abbia già tracciato: «L'Antico Caffè Greco continuerà ad avere una lunga storia nel rispetto della tradizione e dei vincoli apposti e la storicità del luogo sarà preservata - aggiungono dall'Israelitico - Cambierà l'esercente, il servizio di somministrazione verrà effettuato da un conduttore diverso, così come già accaduto nel corso del tempo, ma la Città, i romani e i suoi turisti potranno continuare a prendere il loro caffè all'interno dell'Antico Caffè Greco per i prossimi secoli».

giampiero.valenza@ilmessaggero.it
 

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