Cafè du Parc, i segreti della cremina alla panna di un bar che va avanti da generazioni

“La ricetta la sappiamo solo noi di famiglia. E la tramandiamo di generazione in generazione”, raccontano i titolari del bar aperto dal 1956 vicino alla Piramide Cestia

I segreti della cremina alla panna del Cafè du Parc, l’unica a Roma
di Alessandro Rosi
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Martedì 17 Gennaio 2023, 21:12 - Ultimo aggiornamento: 7 Febbraio, 12:27

Quando si parla della cremina del caffè, di solito si intende quella patina colorata che ne ricopre la superficie. Non al Cafè du Parc. Nel bar vicino alla Piramide Cestia una spuma bianca e cremosa viene aggiunta sul bordo della tazzina. Ma come si realizza? «È un segreto», spiega il titolare Fabio. Dietro di lui c’è il figlio Claudio che la sta preparando. In una vaschetta di acciaio (di quelle che di solito si usano per il gelato) mescola con la frusta gli ingredienti.

Caffè al bar? A Pordenone è roba da ricchi: il "liscio" (al banco) schizza a 1,30 euro. «E crescerà ancora»

Cafè du Parc, da tre generazioni a Roma

“La ricetta la sappiamo solo noi di famiglia. E la tramandiamo di generazione in generazione”. I Valentini sono qui dal 1956, come riporta l’insegna affissa fuori al locale. “In realtà hanno iniziato prima i nostri zii, i Seri”. Poi, quando hanno deciso di cedere l’attività, i fratelli Fabio e Daniele l’hanno rilevata. “Siamo cresciuti qui dentro, questo mestiere ce l’abbiamo nel sangue”.

Il nome, la Resistenza e la finestrella

Ma perché si chiama Caffè du Parc? “Siamo accanto al parco della resistenza”. Qui, un tempo, c’erano i tavolini dentro l’area verde. “Poi è stata recintata e non è stato più possibile tenerli”. Molti, però, sono rimasti fuori al piccolo locale.

Attraverso una finestrella, che dà verso l’esterno, vengono serviti i clienti. “Iniziamo alle sei e mezza del mattino e chiudiamo alle otto di sera”. Il bar si trova all’angolo di piazza di porta San Paolo. Un punto strategico, di passaggio, dove i partigiani respinsero i tedeschi nel 1943. Durante il giorno si fermano poliziotti, vigili urbani, vigili del fuoco (la più antica caserma di Roma è a due passi), impiegati delle poste e, più in generale, chi lavora in zona. Vengono tutti qui per il caffè.

La miscela Tintori e il cremolato

“Usiamo il Tintori, miscela Bernini”, rivela Claudio. La torrefazione (una delle ultime nel centro di Roma) è poco distante: su viale Giotto. “Vengono loro stessi a provarla”. Ma il bar non è conosciuto solo per il caffè e la cremina. “D’estate tutti chiedono il cremolato”. Da quando è nato, qui si produce uno dei migliori di tutta la Capitale. Tanto che nel 2022 è stata iscritta al registro delle eccellenze italiane. Diverso dalla granita, perché senza pezzi di ghiaccio e più cremoso, è un “purea” di frutta biologica. “Usiamo solo frutta di stagione. La gente, che non è più abituata ai sapori veri, mi dice: ‘Sa veramente di fragola!’”. Il gusto più buono? “Quello ai fichi, i clienti ne vanno matti. Pensa, a me non piace il frutto, ma il cremolato lo mangio sempre”.

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