Agente Polfer a processo: rubava oggetti smarriti nella stazione Termini

L'uomo avrebbe falsificato i verbali di restituzione con timbri di uffici diplomatici

Agente Polfer a processo: rubava oggetti smarriti nella stazione Termini
di Francesca De Martino
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Venerdì 28 Gennaio 2022, 08:14 - Ultimo aggiornamento: 22 Febbraio, 01:02

Avrebbe dovuto custodire e catalogare gli oggetti perduti o abbandonati da turisti italiani e stranieri che si trovavano a passare dalla stazione Termini ma, invece, molti di quei beni, recuperati tra il 20018 e il 2019, sarebbero finiti nelle sue tasche. Portafogli contenenti importanti somme di denaro e in un caso anche una penna griffata. Eppure dagli atti, secondo l'accusa, quegli oggetti smarriti sarebbero risultati come riconsegnati ai rispettivi proprietari, con tanto di verbali di restituzione timbrati dagli uffici diplomatici riceventi.

Agente Polfer, così rubava a Termini

 

Con questa tattica un assistente capo della Polizia ferroviaria avrebbe intascato un totale complessivo di più di novemila euro.

Ora, per questi fatti, Marco Cecchetti, 54 anni, incaricato di gestire i beni perduti nella principale stazione di Roma, è finito a processo.

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LE ACCUSE
Il pm Francesco Basentini gli contesta le accuse di peculato, falsità ideologica e materiale commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici. I fatti contestati si sarebbero consumati da maggio 2018 al 14 marzo 2019, data dell'ultimo ritrovamento. Il compito dell'imputato sarebbe stato quello di gestire la pila di fascicoli che riguardano tutti gli oggetti smarriti o abbandonati da viaggiatori italiani e stranieri in quei 225mila metri quadrati di spazio su cui si estende la stazione di Roma Termini, lo scalo più grande d'Italia. E, invece, tra il 2018 e il 2019, i beni, perduti o dimenticati da chi si trovava a passare di lì, secondo l'accusa, non sarebbero stati custoditi negli armadietti dell'ufficio oggetti smarriti ma finivano in casa dell'assistente capo della polizia Ferroviaria. Nello specifico, si legge nel capo d'imputazione, l'imputato «avendo per ragione del suo ufficio la disponibilità dei beni scrivono i pm - perduti o abbandonati da persone note o ignote in transito presso la stazione Termini in Roma, se ne appropriava per un totale complessivo di 9.762,82 euro». Si tratta di 52 oggetti smarriti, in genere portafogli contenenti svariate somme di denaro, appartenenti a turisti per lo più di nazionalità inglese, americana, spagnola, colombiana, russa e polacca. Le cifre che il poliziotto avrebbe incassato, secondo le indagini, vanno dai soli cinque centesimi ai novecento euro, la somma più alta. Poi, anche denaro non ancora convertito in euro: 400 dollari (364,96 euro), 1.69 sterline (1.88 euro), 50.000 rubli (734 euro). In un caso sarebbe stata portata a casa dal 54enne anche una penna di marca Swarowsky.

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IL FALSO
Eppure tutto quello che spariva dagli uffici sarebbe risultato riconsegnato ai legittimi proprietari in totale regolarità. Secondo quanto ricostruisce l'accusa, l'uomo «in qualità di pubblico ufficiale attestava falsamente nel registro dei rinvenimenti o nei verbali di restituzione la riconsegna di beni smarriti da persone in transito presso la stazione Termini». E ancora, annotano i pm nel capo d'imputazione, «faceva inoltre figurare in detti verbali, oltre alla propria sottoscrizione, il timbro e la firma dell'ufficio diplomatico ricevente o dell'ufficio oggetti reperiti dal Comune di Roma con la fotocopiatura sottostante di atti veri e la successiva compilazione in originale della parte superiore». Oppure, aggiungono i magistrati titolari delle indagini, «attraverso l'induzione in errore dei funzionari degli uffici competenti grazie alla sovrapposizione, al momento della presentazione, di atti relativi a differenti restituzioni». Ora, l'imputato dovrà difendersi a processo, davanti ai giudici di piazzale Clodio.

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