Ponte Milvio è sotto choc. Un rapimento sotto gli occhi di testimoni, nel quartiere della movida, o meglio «ostaggio della movida» come spiegano i residenti. Perché qui, tra viale di Tor di Quinto, la piazza centrale e via Flaminia Vecchia si sono concentrati in pochi anni oltre trenta locali ormai meta di aperitivi e serate sul labile filo della trasgressione. «Non si vive più - racconta chi abita a due passi dalla chiesa Gran Madre di Dio - sciami di ragazzi che urlano, bevono e bivaccano in strada. Ma quel che è più inquietante è il via vai di gente improbabile: auto iper lussuose in mano a ragazzini che arrivano qui dalle periferie, donne succinte che entrano ed escono dai locali. Scene degne di Gomorra che osserviamo ormai dalle nostre finestre. E poi ci chiediamo: da dove arrivano tutte le montagne di soldi necessarie per ristrutturare negozi e attività che aprono e chiudono alla velocità della luce? Perché non si fanno indagini su questo?».
Danilo Valeri, chi è il ragazzo rapito a Ponte Milvio a Roma: il padre fu gambizzato a maggio
Nel condominio del Moku, il sushi restaurant davanti al quale nella notte tra giovedì e venerdì è stato rapito Danilo Valeri, giovane di San Basilio, tornato libero ieri pomeriggio, spiegano: «Avremo depositato almeno setto o otto esposti in commissariato perché dal locale che fino al settembre del 2019 era una banca, si sente musica a tutto volume, gente che entra ed esce e fa rumore a tutte le ore». «E anche dai palazzi vicini - precisa una condomina - i vigili urbani sono stati chiamati più volte per situazioni analoghe. Ma niente, tutte le nostre denunce sono state lettera morta. Ma come è possibile che possa avvenire un sequestro di persona in questo modo, a Roma e in un quartiere che dovrebbe essere presidiatissimo, soprattutto nelle ore notturne? Così non siamo sicuri». In realtà le indagini sottotraccia degli inquirenti parlano di una scalata in atto di gruppi calabresi in quello che era stato definito prima il regno di Massimo Carminati, poi degli albanesi vicini a Diabolik, al secolo Fabrizio Piscitelli, e in affari con la Camorra, ma dove più recentemente sono spuntati volti noti della criminalità del litorale romano e tracce che portano direttamente nella Locride, centro dei traffici mondiali della cocaina.
LUOGHI AFFOLLATI
Gaia è seduta a uno dei tavolini di un locale sulla piazza. È con altre tre amiche. «La preoccupazione c'è - dice - C'è gente che viene dai quartieri periferici ma la maggior parte sembra di buona famiglia - dice la ragazza, una diciannovenne di Parioli - Se dovesse succedere di nuovo un fatto del genere, allora, sarebbe un problema».
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