Cinghiali a Roma, spunta il business per danneggiare le gabbie: la colletta degli animalisti (con iban)

Sui social gli inviti a fare donazioni

Cinghiali a Roma, spunta il business per danneggiare le gabbie: la colletta degli animalisti
di Camilla Mozzetti
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Giovedì 3 Novembre 2022, 06:24

Prima erano i sabotaggi delle gabbie, su cui resta di accertare come alcuni sedicenti animalisti che si battono per la difesa dei cinghiali conoscano precisamente dove le squadre di volontari, veterinari e polizia provinciale, vanno a disporre le recinzioni. Ma, ora, c'è anche un altro aspetto che ha interessato i carabinieri e sul quale stanno operando le dovute verifiche. Si tratta di donazioni richieste - con tanto di codice iban o numero di carta ricaricabile - sui social: «Datemi una mano a difendere i cinghiali», si legge in molti annunci che, appunto, vengono promossi come fossero donazioni volontarie. Ma l'associazione è presto fatta: chi salva i cinghiali oggi distrugge per lo più le gabbie che proprio le task-force stanno posizionando da settimane in molti parchi e riserve naturali per arginare l'ascesa di questi mammiferi. Da mesi ormai la presenza dei cinghiali in città è un fatto conclamato. A maggio si è aggiunta l'emergenza sanitaria dopo la diffusione della peste suina, ma la vera piaga riguarda la circolazione dei cinghiali per le strade di Roma con seguente attacco ai passanti. Tanti i casi di cronaca con persone che sono rimaste ferite, altre che si sono salvate correndo via e trovando riparo in macchina o dietro i portoni di casa. C'è chi, colto da disabilità non frequenta più il parco sotto casa, a Roma nord, perché letteralmente invaso da questi animali e per paura di essere attaccato ha detto addio anche alla passeggiata giornaliera.

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I NODI
Il sabotaggio delle gabbie, che pure segue una disposizione regionale, va avanti costantemente: per ogni intervento di posizionamento delle recinzioni - in media una dozzina - almeno tre vengono poi distrutte o private di alcuni elementi (chiodi, ganci, sportelli) che le rendono, di fatto, inutili.

Pensare a ripararle con la sostituzione degli elementi rovinati o tolti, paradossalmente costa di più di installarne di nuove ma il danno, in termini di risorse pubbliche, ammonta per tre gabbie inutilizzabili a oltre 12 mila euro. A guidare le fila della protesta sono delle persone, attualmente identificate dalle forze dell'ordine, che sempre via social danno manforte alla protesta. Sono almeno tre, stando anche al racconto di alcuni operatori che costantemente se le ritrovano davanti. Persone che aderiscono a inesistenti movimenti ambientalisti e che operano in autonomia: una volta interviene uno, la seconda un altro. Non sono dunque legati, ma le loro imprese cavalcano i social e vengono diffuse a suon di dirette e post. Ora però al fianco di queste, sono apparsi anche degli annunci che chiedono per l'appunto denaro - come contributo volontario - per sostenere la protezione di questi animali. Sul caso, che appare quantomeno stravagante, si sta concentrando l'attenzione dei carabinieri.

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LE VERIFICHE
Tecnicamente non c'è un reato configurabile però è sicuramente da approfondire - e nel caso accertare - un eventuale legame tra sabotaggi e richiesta di donazioni. Su questo negli ultimi giorni si è concentrata l'attività dei militari. Nel mentre l'operazione di cattura dei cinghiali continua, da ultimo la Regione ha alzato la soglia delle catture portando l'obiettivo a 1.957 esemplari entro la fine di dicembre. Attualmente gli animali presi sono più di 1.600 e dunque entro il prossimo mese l'obiettivo potrebbe non solo essere raggiunto ma anche superato.

 

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