Virginia Raggi: «Roma soffre, ecco il mio patto»

Virginia Raggi: «Roma soffre, ecco il mio patto»
di Simone Canettieri e Ernesto Menicucci
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Venerdì 11 Maggio 2018, 00:00 - Ultimo aggiornamento: 12 Maggio, 06:50
Otto di sera, Palazzo Senatorio, sede del Campidoglio, semideserto. Esce Salvatore Romeo, l’ex segretario della sindaca, quello della foto sul tetto che domina la piazza michelangiolesca («Questa sera sono cotto», e se ne va). Da una stanza, spunta Gianni Lemmetti, l’assessore al Bilancio arrivato in prestito dalla filiale di Livorno. A gentile richiesta tira fuori dalla tasca il cerchio d’oro, simbolo del Signore degli Anelli di tolkeniana memoria, che porta sempre con sé («Ce l’ho dai tempi di Nogarin, porta bene»). Poi entra in una stanza per una riunione notturna. E dopo un po’, nella Sala dell’Orologio, arriva Virginia Raggi. La sindaca del M5S sta per spegnere la seconda candelina alla guida della Capitale. L’appuntamento è per il 19 giugno, due giorni dopo inizierà il processo che la vede imputata per falso. Dicono i suoi collaboratori: «Virginia è tranquilla, andrà bene». 



Ciò che va male, invece, sembra essere Roma. Gli ultimi quattro giorni sono stati micidiali: una ragazza ha perso la vita, sbalzata dalla moto per colpa di una radice; le immagini del raid dei Casamonica in una bar della periferia di Roma; un bus esploso in Centro e un altro che stava per andare a fuoco proprio ieri a piazza Venezia. A completare questa lunghissima via crucis che vive la Capitale ci sono i rifiuti (presenti ovunque, e non raccolti, fuori dai cassonetti) e la situazione dei trasporti ormai giunti al collasso. 

Viene da chiederle subito: ma cosa direbbe di questo spettacolo la cittadina Virginia Raggi a un sindaco che governa già da due anni?
«Questa domanda - spiega Raggi con un sorriso a metà tra la sofferenza e la consapevolezza - contiene molte risposte».

Iniziamo dai Casamonica: sembrano prosperare alla periferia di Roma anche perché hanno vita facile in un contesto di degrado, in un quadrante senza servizi.
«Per sconfiggere il clan insieme alla prefettura rafforzeremo la collaborazione con tutte le istituzioni e le forze dell’ordine. Come abbiamo fatto per Ostia: un modello che ha funzionato e che sta dando i primi frutti».

E com’è questo modello?
«Serve un patto con i cittadini, per ripartire insieme e mettere all’angolo la criminalità».

Ma se il Comune non porta servizi civili, dalla raccolta dei rifiuti alle buche, è tutto inutile.
«Noi faremo la nostra parte, ci siamo già messi in moto a Ostia».

Cosa ha pensato quando ha visto le immagini dell’autobus in balia delle fiamme in pieno centro?
«Mi sono promessa di avere un approccio pragmatico: domani (oggi-ndr) approveremo in giunta il finanziamento di 200 nuovi autobus. Purtroppo il problema della flotta troppo vecchia, non lo scopriamo ora».

Ma in due di governo non si vedono miglioramenti.
«Non sono d’accordo: siamo passati da meno di mille autobus circolanti al giorno a circa 1.350».

A dire il vero i numeri ufficiali parlano di circa 1.100.
«A me non risulta».



Anche se fossero quanti dice lei, il problema è la percezione. Lei può sostenere che a Roma il servizio dei trasporti funziona?
«Sulla percezione negativa, figlia dei problemi, sono d’accordo. Per questo stiamo cercando di lavorare sodo. Ci vuole tempo, i primi risultati sono però vicini».

Ma perché Roma non riesce ad avere una mobilità alla stregua delle altri capitali europee?
«Voglio rispondere con quello che stiamo facendo: a partire dall’aumento della velocità commerciale degli autobus. Con nuove corsie preferenziali e canli di fluidificazione».

Elena Aubry, 26 anni, domenica ha perso la vita in moto per colpa dell’asfalto disconesso e per le radici sporgenti degli alberi. Si sente responsabile, come amministratore, di questa disgrazia figlia dell’incuria?
«Umanamente non ci sono parole, davvero. Come amministratore, mi sento responsabile h24 di tutto quello che succede a Roma».

A partire dal virus delle buche impossibili da debellare e quindi da tappare?
«C’è un grande lavoro, lo dicono i numeri che abbiamo stanziato in bilancio. Sono tutti aumentati rispetto agli anni precedenti. Parlo dei fondi diretti gestiti dall’amministrazione e di quelli dei municipi. Voglio ricordare che in passato proprio il vostro giornale ha titolato in più di un’occasione ‘asfalto e mazzette’ per raccontare le inchieste sui lavori pubblici. Ecco tutto questo non c’è più».

Guardi queste foto: rifiuti, strade dissestate, autobus in fiamme. Si sente impotente davanti a queste immagini?
«No, mi sento speranzosa. Stiamo rimettendo in ordine tutto».

Ma usando una metafora calcistica: c’è un dossier si impegna a fare un gol? A portare un cambiamento radicale, risolvendo il problema?
«Partiamo dai rifiuti: per la prima volta faremo una gara europea per lo smaltimento. Non si era mai fatta. Così finirà davvero per sempre l’era Cerroni. E poi c’è la raccolta differenziata partita in due municipi di Roma che contano 500mila abitanti».

Non è ancora partita.
«Partirà lunedì con la consegna dei kit a Ostia e a Tor Bella Monaca. Poi passeremo a San Lorenzo e Trastevere».

D’accordo ma perché Roma continua a essere invasa dai rifiuti? Perché nessuno (l’Ama) li raccoglie?
«C’è un aumento esponenziale della loro produzione nell’ultimo trimestre di ben il 20%».

Ma i romani e i turisti vogliono una cosa semplice: che qualcuno li raccolga.
«Premesso che non vado a spargere io i rifiuti di notte in giro per la città. Purtroppo gli impianti nel Lazio non sono sufficienti, e così l’Ama sta facendo accordi con altre regioni. Nel frattempo faremo partire impianti che possano dividere la differenziata».

Questa sembra una goleada.
«Io voglio la remuntada per Roma».

In questi giorni potrebbe nascere il governo M5S-Lega: la imbarazza politicamente o avrebbe voluto l’accordo con il Pd?
«Il nuovo governo sarà una grande opportunità, dopo due anni di campagna elettorale permanente sulle spalle di Roma e dei romani».



Anche se dopo due anni la rivoluzione del cambiamo tutto da lei promessa non si vede.
«La rivoluzione è nelle concessioni del patrimonio, la rivoluzione è nel fare le gare. Abbiamo riassegnato oltre 1.000 case popolari. Siamo tornati a fare i bandi, ci sono aziende che partecipano alle gare e che ringraziano anche se non vincono».

Concretamente quando sgombererà i Casamonica e i loro racket dalle case comunali?
«Lo stiamo già facendo: l’ultimo sgombero c’è stato lo scorso 24 aprile».

Si sente ancora circondata? Cosa risponde a chi le dice che certi alibi per lei sono finiti?
«Quando mi attaccano per tutto ormai mi metto a ridere».

Non è grottesco che il consiglio comunale di Roma abbia votato che nessuno potrà sedersi sullo scranno che lei occupò quando era all’opposizione?
«Le vicende legate alle poltrone non mi hanno mai appassionata».

Finora lei non hai mai pronunciato la parola magica: M5S. Questo bagno nel complicato realismo romano l’ha fatta diventare meno grillina e più sindaca?
«Io parlo da sindaco del M5S che lavora per mettere in carreggiata una macchina che mi è stata consegnata senza manubrio, ruote, chiavi».



Adesso è convinta di essere alla guida di una macchina che funziona?
«C’è uno spirito importante. Vogliamo tornare a investire. Sabato (domani) sarà il giorno dell’apertura della nuova stazione della Metro C: i romani vogliono che la tratta continui fino alla Farnesina. E vogliono anche la linea D e il prolungamento della linea A».

Ma lei propone una nuova funivia.
«E’ uno dei tanti progetti, uno dei tanti. Stiamo cambiando davvero, ci vuole tempo».

Ma se il M5S dovesse cambiare la regola dei due mandati lei si ricandiderebbe da sindaca per completare il suo lavoro?
«Mi dispiace adesso devo andare: mi attende una riunione importante».
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