E dunque si consuma così una grande ammuina («Chilli che stann' a dritta vann' a sinistra e chilli che stanno a sinistra vann' a dritta»).
Niente blitz in Aula della maggioranza, occorre accontentarsi di un flash mob. Quello cioè di Fratelli d'Italia, che non molla (boia chi molla?) sul riconoscimento postumo e toponomatisco a favore del leader del Msi. Tanto che durante una sospensione dei lavori assembleari, i consiglieri di FdI hanno esposto dei cartelli con su scritto «via Giorgio Almirante patriota, 1914-1988». Magra consolazione, per il momento. Ma un messaggio chiaro.
LO SCONTRO
Fabrizio Ghera, capogruppo del partito di destra all'ultima uscita da consigliere comunale prima di dedicarsi solo alla Regione, attacca: «Almirante è una figura che è riuscita a portare la destra italiana verso l'accettazione completa della democrazia e non ha mai fatto atti né discriminatori né antisemiti alla guida del Msi. Quello della Raggi e della sinistra è un delirio». Ma todo cambia a Palazzo Senatorio nel giro di pochissimo. Basta stare fermi.
E a distanza di una settimana, Giuliano Pacetti, neo capogruppo M5S che prima aveva dato il via all'intitolazione giustificato con un non ce n'eravamo accorti, adesso sostiene diametralmente l'opposto. E spiega: «Con questa scelta Fratelli d'Italia si mostra alla città per quello che è - continua -. Non firmando stanno tacitamente dicendo ai cittadini che non prendono le distanze dal fascismo e da persone che si sono esposte con idee antisemite e razziste. Porteremo la mozione in Aula il prossimo martedì. Roma è e resterà orgogliosamente anti-fascista».
Sicché per l'operazione retromarcia su Roma bisognerà aspettare ancora, e la mossa di Virginia Raggi di spostare l'attenzione mediatica altrove riesce a metà.
Da destra, Ghera continua: «Se vale questo principio, allora dobbiamo togliere l'intitolazione anche a via Indro Montanelli». In questo caos di revisionismo e di riscrittura di storie e personaggi, il Campidoglio oscilla avanti e dietro. A destra e a sinistra. Un balzo nel presente, e tre nel passato. Il consigliere Pietro Calabrese, che la settimana scorsa si era astenuto, ammette «l'errore» della sua truppa. Dice no ad Almirante e afferma che «il tempo è maturo per ufficializzare Roma come città antifascista inserendolo nello statuto del Comune. È come scriverlo sul Colosseo». Anche il Pd, pronto alla mobilitazione ma che una settimana fa non si era accorto di un tubo, adesso sta sulle barricate. «Contro l'intitolazione di una strada a Giorgio Almirante rispondiamo con Bella ciao in ricordo di coloro che sono caduti nella guerra di Resistenza e dei deportati nei lager nazisti. Roma medaglia d'oro della Resistenza non può accettare una via intitolata a un fautore delle leggi razziali e a un persecutore dei Partigiani». E si va avanti così. In attesa di un altro appassionate round.
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