Debito Roma, l'ex commissario Varazzani: «Ci sono 6 miliardi disponibili e la Scozzese si legga le carte»

Debito Roma, l'ex commissario Varazzani: «Ci sono 6 miliardi disponibili e la Scozzese si legga le carte»
di Andrea Bassi
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Venerdì 19 Febbraio 2016, 00:00 - Ultimo aggiornamento: 08:23

Professor Massimo Varazzani, lei è stato commissario straordinario del debito di Roma per cinque anni. Il suo successore, Silvia Scozzese, le ha scritto una lettera, inviata anche al Tesoro, chiedendole documenti e lumi sulla sua gestione. Le ha già risposto?
«Certo che l’ho fatto». 

E cosa le ha scritto?
«Ho respinto al mittente le sue richieste e l’ho diffidata dal rivolgermi ancora domande simili». 

Perché, cos’è che non poteva chiederle la Scozzese?
«Nulla di quello che ha chiesto. Non ha capito qual è il compito del commissario». 

In che senso scusi?
«Il commissario non è titolare dei debiti e dei crediti che sono del Comune di Roma. Il suo compito è autorizzare dei pagamenti per conto dello Stato. Il debitore formale resta il Comune, che ha tutti i giustificativi dei debiti. Il commissario controlla la pretesa, e se è di sua competenza, autorizza il Comune a pagare. Se la Scozzese vuole informazioni si legga le carte».
 
Dove sono queste carte?
«Sono tutte lì a sua disposizione, conservate nei locali comunali. Di certo io a casa non mi sono portato nulla, ma cosa crede? Le ricordo anche che il piano di rientro è stato approvato per legge. Il mio lavoro è iniziato solo dopo. Dal 2011 al 2014 relazioni sono state inviate al Parlamento e alla Corte dei Conti. Dagli atti della gestione e del Comune si possono facilmente evincere tutte le movimentazioni. Certo, se avesse mantenuto per qualche tempo ancora il personale distaccato dalla XXI Aprile, una società pubblica controllata da Fintecna, invece di incaricare professionisti esterni, avrebbe avuto più facilità nelle ricostruzioni. Ripeto, non capisco cosa vuole». 

Magari capire che risultati ha portato fino ad oggi la gestione del debito pregresso di Roma...
«A settembre, quando è arrivata, le ho dato le consegne con i numeri precisi. Che lei ha anche controfirmato. Sono quelli che avete riportato voi ieri. Il debito residuo è di 13,6 miliardi di euro, comprensivo di 4,5 miliardi di interessi a finire. Ma vorrei sottolineare alcune questioni».

Prego, dica pure.
«La cancellazione di vecchi debiti e l’evidenza di nuovi crediti è documentata partita per partita. Dal 2011 al 2015, eccettuati pagamenti e incassi, questa attività ha comportato un minor onere da 1,1 miliardi di euro. Questo surplus, vorrei ricordare, ha permesso di chiudere il bilancio del 2013-2014 del Comune evitando il commissariamento, e risolvere la crisi dell’Atac». 

Si riferisce alle norme contenute nel Salva-Roma?
«Esatto. Abbiamo trasferito 600 milioni al Campidoglio permettendogli di chiudere il bilancio. E restituito 400 milioni di crediti verso Atac che ci ha permesso di saldare un debito di 170 milioni verso la stessa società». 

Senta, fino ad oggi la gestione commissariale è stata nettamente separata da quella del bilancio del Comune. Qualcuno ritiene che sarebbe il momento di chiudere con il passato e riportare tutto sotto l’ombrello del Campidoglio. Condivide questa ipotesi?
«Per niente. I conflitti di interesse del Comune sarebbero enormi. Il commissario può autorizzare il pagamento solo di debiti contratti prima dell’aprile 2008. A me hanno cercato di caricarmi di tutto. Volevano che pagassi la penale per la condanna della municipalizzata Ama per il contenzioso con la Colari, un debito di 78 milioni dell’Ama non del Comune. Volevano che saldassi il ministero dell’Interno per i soldi erogati erroneamente negli ultimi anni e che il dicastero ha chiesto indietro. Volevano persino appropriarsi anche di alcuni crediti del commissario».

Molte pressioni, insomma.
«Mi rendo conto che 6 miliardi fra cassa e linee di credito già concesse, ma ancora da utilizzare, fanno gola a tanti».

 

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