La nostra sfida/ Passo avanti sullo stadio, ora vigilare

di Massimo Martinelli
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Domenica 26 Febbraio 2017, 00:12 - Ultimo aggiornamento: 00:48
Lo abbiamo sempre detto, con il rigore che il caso merita: sì allo stadio, no alla speculazione. L'accordo raggiunto l'altra notte in Campidoglio - se verranno confermate premesse e promesse - segna un passo avanti. Si tratta dello stesso auspicio che per almeno tre anni questo giornale ha scandito sul controverso progetto dell'impianto di Tor di Valle. Abbiamo vinto. Ma ora dovranno parlare i fatti.

Chiedevamo rigore, trasparenza e nessuna regalia agli appetiti privati cambio di un impianto sportivo più piccolo dello Stadio Olimpico, si apprestavano a edificare quasi un colosso da un milione di metri cubi, giustamente ribattezzato ecomostro dalle associazioni ambientaliste. Per questo, rivendichiamo oggi il merito di aver sempre difeso nell'interesse della città un principio che sembra essere stato il punto di caduta dell'accordo preliminare stipulato l'altra sera in Campidoglio dal sindaco Raggi. Una intesa che fissa paletti certamente più rigorosi di quelli che il precedente sindaco Ignazio Marino e il suo assessore Caudo avevano stabilito nel concedere ai privati il doppio dei metri cubi in cambio della realizzazione dello stadio. 

Ma le premesse devono diventare atti definitivi. Così come le promesse vanno mantenute. E allora vale la pena provare ad elencare gli impegni che l'amministrazione a cinque stelle dovrà portare fino in fondo nella gestione di questa delicata partita sulla realizzazione dello stadio di Tor di Valle. Sui quali, anche questo va detto, il nostro giornale continuerà a tenere acceso lo stesso faro che finora ha contribuito ad impedire una delle più speculazioni potenzialmente più devastanti degli ultimi anni.

Primo. Vigileremo sulla effettiva riduzione delle cubature. Si dovrà impedire qualsiasi modifica delle regole in corso d'opera, come purtroppo accade durante la realizzazione di moltissime opere pubbliche. I metri cubi edificati alla fine dei lavori dovranno essere gli stessi stabiliti all'apertura dei cantieri.

Secondo. Bisognerà sgomberare l'orizzonte da qualsiasi aspetto speculativo. In altre parole, gli amministratori a cinque stelle dovranno verificare che i giganteschi e ingiustificati ricavi per i privati previsti nel progetto iniziale vengano rivisti e decurtati rispettando le dimensioni drasticamente ridotte del progetto adesso autorizzato. 

Terzo. Occorre una severa verifica della effettiva consistenza del taglio delle cubature, accertando e garantendo che la riduzione della volumetria avvenga non sulla parte tecnica e a servizio dell'impianto sportivo ma proprio sugli edifici commerciali del business Park, ovvero la struttura che ha fatto scattare l'etichetta di ecomostro con le relative accuse di speculazione. 

Quarto. L'impegno che il sindaco Raggi e la sua giunta dovranno mantenere con i romani riguarda la realizzazione delle opere pubbliche di urbanizzazione previste dal progetto ereditato da Marino. Sono le stesse opere che, solo considerate in blocco come un unicum, hanno giustificato l'attribuzione di quel pubblico interesse che qualifica l'opera di Tor di Valle. Se dovessero essere ridotte anch'esse, l'intero concetto di pubblico interesse verrebbe meno.

La giunta a cinque stelle dovrà quindi tenere a mente che un complesso edilizio - pur decurtato delle torri - come quello che sta per autorizzare, con diciotto palazzine a sei/sette piani di uffici e negozi, avrà bisogno di una rete di trasporti adeguata, di una linea ferroviaria Roma-Lido realmente rimodernata e di un ponte sul Tevere che consenta ogni giorno l'affluenza di decine di migliaia di persone e non soltanto in occasione degli eventi sportivi che si svolgeranno nello stadio. 

Se tutto ciò non sarà garantito, il nostro giornale lo documenterà puntualmente e con adeguata nettezza, nell'interesse dei romani e dei tanti tifosi che giustamente aspirano ad avere lo stadio per la loro squadra. E in coerenza con il rispetto del principio di concorrenza. E con il nostro motto: sì allo stadio, no alle speculazioni.

 
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