Roma, nuova grana Raggi, contestata la nomina del capo di Gabinetto Raineri

Roma, nuova grana Raggi, contestata la nomina del capo di Gabinetto Raineri
di Stefania Piras e Fabio Rossi
3 Minuti di Lettura
Giovedì 1 Settembre 2016, 00:05 - Ultimo aggiornamento: 08:35
L’ultima grana di Virginia Raggi gira intorno a Carla Romana Raineri. Il problema, sia chiaro, non è certo il magistrato, scelto dalla sindaca come capo di Gabinetto del Campidoglio. Ma l’ex giudice della corte d’Appello di Milano, già chiamata dall’ex commissario Francesco Paolo Tronca a capo dell’anticorruzione del Comune di Roma, è adesso in bilico.

O meglio è a rischio la sua nomina - con annesso stipendio da 193 mila euro annui - contestata sia politicamente, in alcuni ambienti del Movimento 5 stelle, sia dalle opposizioni, con due esposti alla Corte dei conti. Il primo è stato presentato già in pieno agosto dal Codacons, «affinché si faccia chiarezza sul compenso percepito da Raineri e sulla congruità dello stesso, verificando al contempo eventuali danni ai fini erariali e per la collettività». Nel secondo - che arriverà questa mattina, firmato dal capogruppo capitolino di Fratelli d’Italia, Fabrizio Ghera - si chiede tra l’altro ai giudici contabili di «accertare le modalità attraverso le quali l’amministrazione di Roma Capitale abbia operato dal punto di vista giuridico procedurale» nella nomina del capo di Gabinetto. E sul colle capitolino i dubbi crescono giorno dopo giorno.

 

LA SCELTA
«Si sta valutando» si limitano a dire in Campidoglio, sull’ipotesi di un annullamento della nomina, che sarebbe un passo clamoroso in un momento di forti polemiche su staff e compensi della sindaca. Per la scelta di Raineri c’era stato anche un parere positivo dell’Avvocatura capitolina, che non aveva segnalato alcuna contrarietà alla nomina del capo di Gabinetto. Ma il timore dei ricorsi giudiziari avanzati dall’opposizione, e il possibile danno erariale, scuotono le certezze di Palazzo Senatorio. Sono inciampi che ingolfano l’amministrazione, osservano i più nervosi, mentre altri pazientano e aspettano le mosse di Raggi: «È lei, solo lei, che decide». Il punto di frattura, nel movimento pentastellato, vedrebbe da un lato la sindaca, sostenuta da Luigi Di Maio, pronta a sostituirla, mentre a difesa della Raineri ci sarebbe il fronte di Alessandro Di Battista e Carla Ruocco.
L’AMMINISTRAZIONE
Raineri si è sempre presentata come civil servant, ossia una tecnica che offre competenze specifiche all’amminsitrazione capitolina. È un profilo speculare, in questo senso, all’assessore Marcello Minenna. Insieme hanno depositato l’esposto sul debito del Comune di Roma. Una coppia affiatata cementata sulla fiducia e la stima reciproche, che se dovesse scindersi renderebbe tutto più difficoltoso. E nel suo estremo pragmatismo si sarebbe anche lasciata sfuggire qualche parola di troppo contro il cosiddetto “raggio magico”, ovvero la schiera di fedelissimi che affianca la prima cittadina. Un esempio? I rumors parlano della contrarietà di Raineri al mega stipendio di Salvatore Romeo, l’attivista M5s che dovrebbe diventare il capo della segreteria politica di Raggi a 120 mila euro l’anno. Anche l’assessore Minenna, chiamato a sforbiciare proprio gli emolumenti, ha fatto notare come la procedura sia quantomeno inconsueta: un dipendente del Comune che guadagna già una cifra non si può mettere in aspettativa per guadagnare il triplo, per svolgere un lavoro che potrebbe essere pagato senza aspettativa e almeno la metà. In caso di revoca della nomina di Raineri, l’ufficio di Gabinetto del Campidoglio sarebbe probabilmente retto ad interim da Virginia Proverbio, vice capo vicario, in attesa della scelta del nuovo vertice.

L’ASSEMBLEA
 Queste tensioni potrebbero riflettersi nell’assemblea cittadina del 17 settembre, che alcuni attivisti hanno organizzato a distanza di tre mesi dall’elezione. Un’assemblea spontanea, pensata e autoconvocata sul web, che come tale è vista di buon occhio dai vertici del M5s che incitano alla partecipazione e al confronto a 360 gradi, come da perfetta filosofia orizzontale del Movimento. Quanto vale ciò che uscirà da quel consesso? L’assemblea non ha ancora il logo ufficiale M5s, di cui dispongono solo gli eletti. Se infatti non si presentassero consiglieri capitolini o parlamentari non avrebbe il marchio dell’ufficialità. Ma non è certo un simbolo che fermerà gli attivisti sempre più decisi a rimettere in moto i tavoli di lavoro, ovvero quei laboratori politici in cui è stato partorito il programma elettorale dei Cinque Stelle. Stefania Piras Fabio Rossi
© RIPRODUZIONE RISERVATA