Roma, Mussolini: corro con Marchini per archiviare il '900

Alessandra Mussolini
di Mario Ajello
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Sabato 7 Maggio 2016, 12:38
Onorevole Mussolini, con Marchini sindaco la capolista di Forza Italia la fa e con Bertolaso invece s'è rifiutata?
«Berlusconi mi disse: candidati a sostegno di Guido. Ma io avevo qualche perplessità...».

Perplessità? Ma se ha detto pesta e corna - più qualche parolaccia - del povero Bertolaso...
«Dava messaggi fuorvianti, diciamo pure allucinanti. Vuole sapere quale è stato il colmo?».

Quale?
«Quando se n'è uscito così: potrei fare l'assessore di Raggi o di Giachetti. A quel punto io ho sparato questo tweet: ritratelooooooo!».

E Berlusconi ha obbedito alla Mussolini?
«Ha capito, anche ascoltando i malumori di tutti noi, che non poteva più insistere su Bertolaso. E ha scelto Marchini, spiazzando tutti».

Il leader è sempre il leader: il più lucido e lungimirante di tutti, SuperSilvio?
«Non faccia lo spiritoso. Berlusconi è stato fin troppo paziente con gli alleati. Ha dovuto sopportare prima la Meloni che non si voleva candidare; poi il suo veto a Marchini; poi la convergenza di Meloni e Salvini su Bertolaso; poi le gazebarie vinte da Marchini ma loro non accettano il risultato; poi lo stop a Bertolaso; poi la candidatura della Meloni che prima aveva detto mai e poi mai».
 
E Berlusconi?
«Che pazienza infinita! E che assurdità tutta quella storia. Perchè andava bene Parisi a Milano e non Marchini a Roma, pur avendo i due un profilo civico e di uomini del fare perfettamente sovrapponibile? Perchè Lettieri andava bene a Napoli e Marchini non andava bene a Roma?».

Forse perchè, Meloni dixit, «Marchini è un comunista»?
«Uffa».

Cioè?
«Uffa».

Già stanca di Marchini?
«Ma figuriamoci. Non ne posso più, e lui neanche, di sentire parlare del passato. Lo sa che cosa ci diciamo io e Alfio, quando parliamo?».

Lui parla di suo nonno partigiano e lei di suo nonno Duce.
«Macchè! Parliamo di buche sulle strade e di asili nido, di trasporti e della questione nomadi».

E comunque?
«Marchini mi ha detto una cosa perfetta, da uomo concreto qual è. Ed è questa: ognuno ha la sua storia, ma per un atto di generosità verso questa città che amiamo ci si mette insieme per un progetto comune».

Parole sante?
«Santissime. Questo fatto che io e Alfio abbiamo percorsi familiari distanti, e che li abbiamo uniti, fa onore alla Capitale. E' la riprova che finalmente si va oltre».

Ma è sicura che gli elettori sono già oltre?
«Arci-convinta. Roma è malata, e un malato chiede al medico di essere salvato. E mentre quello ti mette la flebo, tu non gli chiedi: sei di destra o di sinistra? Gli dici: mettimi questa flebo e falla finita!».

Eravamo rimasti a Berlusconi che silura Bertolaso.
«Mi chiede di nuovo: la vuoi fare la capolista? E io rispondo di sì. Forza Italia, all'unanimità, mi ha chiamato in questo ruolo. Io ne sono felice».

Euro-deputata e consigliera comunale?
«Certo. Non c'è incompatibilità».

Chi va al ballottaggio?
«Marchini e Raggi, e poi vince Alfio».

Con la Meloni, rapporti pessimi?
«Ma quando mai! A me spiace una cosa. Proprio perchè è una leader di partito, doveva avere la capacità di comprendere che una campagna elettorale non è un fatto personale. Ma un fatto politico che deve trasformarsi in evento sociale. Giorgia ha ritenuto che la propria candidatura fosse più importante dell'unità del centro-destra. Questo il suo errore».

In più ha candidato un'altra Mussolini, cioè sua sorella Rachele?
«Io faccio la mia campagna elettorale parlando dei problemi di Roma e non mi interessano i candidati delle altre liste».

Roma un caso a sè o laboratorio nazionale?
«La seconda che ha detto. A Roma stiamo sperimentando una svolta centrista. Che può valere ovunque. Berlusconi non ha fatto un nuovo predellino. Ma un grande spariglio. Quelli della sinistra sono rimasti storditi. E per me, è una grande soddisfazione».

Ma ora che è diventata una moderatone, non toglierà mica il busto del nonno dal salotto di casa?
«Non ci penso proprio. Quelle sono memorie carissime».

La politica è un'altra cosa?
«A Roma, finalmente, in questi giorni abbiamo chiuso il '900 ideologico, che ha tanto frenato tutti quanti».

Lo dice proprio la nipote del Duce?
«Le vecchie storie sono finite e andiamo avanti. Come dicono le mie figlie: per il bene di Roma, scialla!».
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