Roma, l'assessore al Bilancio Mazzillo: «Conti ok, ma non so se resto»

Andrea Mazzillo (Ansa)
di Mauro Evangelisti
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Domenica 6 Agosto 2017, 09:38 - Ultimo aggiornamento: 7 Agosto, 14:34

«Il piano di riequilibrio è anacronistico, va modificato. Si può fare, non è scritto sulla pietra».
Andrea Mazzillo, assessore al Bilancio, rilancia dopo che il sottosegretario all'Economia, Paola De Micheli, in un'intervista al Messaggero ha dato l'allarme sulla situazione dei conti di Roma, denunciando che ancora il piano di rientro non è chiuso e ciò che era previsto, come l'alienazione delle partecipate, è fermo.

Accuse gravi, come risponde?
«Il sottosegretario fa una valutazione soprattutto politica, non tecnica».

Ma i problemi ci sono tutti, non può negarlo: a partire dalle osservazioni della Ragioneria sul salario accessorio.
«In realtà, si creano dei collegamenti che tecnicamente non ci sono. Il sottosegretario fa riferimento alle osservazioni inviate dal Mef, dall'Ispettorato di finanza pubblica e dalla Ragioneria, sulla tematica delle risorse erogate per la parte accessoria del salario di tutti i dipendenti comunali. Ma questi rilievi la Ragioneria li ha inviati pressoché a tutti i Comuni, nel caso di Roma le cifre sono più alte e fanno più scalpore. Noi abbiamo già risposto a quelle osservazioni».

In che modo?
«Per il recupero degli arretrati la norma indica tre strade, noi abbiamo preso quella che consente di far valere le economie di gestione. La criticità si è creata sul fatto che la fonte sarebbe stata individuata nelle economie di gestione del piano di riequilibrio. Ma ci avvaliamo di ulteriori risparmi. La quota su cui l'ispettorato aveva mosso dei rilievi è di 86 milioni di euro annui che rappresentano gli ulteriori risparmi di spesa ottenuti rispetto al piano di riequilibrio».

Ma proprio sull'applicazione del piano di rientro siete in affanno.
«No. Definiamolo più correttamente piano triennale di riequilibrio e comunque una cosa è parlare del piano, una cosa del salario accessorio. Sul piano di riequilibrio, che consente di ricevere ogni anno 110 milioni in quanto Capitale se si rispetta il limite di spesa di 4,021 miliardi, faccio notare che viene verificato semestralmente dal tavolo interistituzionale, al quale partecipano i itecnici del Mef, coordinato dalla presidenza del Consiglio. L'ultima verifica è del 9 novembre, più di sei mesi fa, siamo in attesa di una nuova convocazione».

Però ci furono delle osservazioni.
«Ci fu chiesto di lavorare sul fronte dell'armonizzazione contabile, lo stiamo facendo. Ma questo piano di riequilibrio è anacronistico».

Cosa significa?
«Fu scritto quando le condizioni e le esigenze della città erano differenti. E non tiene conto delle entrate: anche se incassiamo di più, se riscuotiamo in modo più efficace i tributi, resta quel tetto di spesa. Ma così il beneficio non si trasmette sulla qualità dei servizi ai cittadini. Esempio: di fronte all'imponenza dei flussi migratori, il Comune riceve risorse per l'accoglienza. Sono aggiuntive, ma ciò che spendiamo viene conteggiato come spesa e concorre al raggiungimento dei target di spesa».

Modificare il piano di riequilibrio non è un percorso troppo accidentato?
«Serve un decreto della presidenza del consiglio dei ministri. Ripeto: non è scritto sulla pietra. Poi sia chiaro: Roma rispetta il piano di riequilibrio, i documenti sono pronti, aspettiamo la convocazione».

Il piano di rientro prevedeva l'alienazione delle partecipate di secondo livello. È tutto fermo da oltre un anno.
«Il piano fu scritto all'interno di un contesto normativo che è stato rinnovato: il 30 settembre l'assessore alle Partecipate dirà come riorganizzeremo le aziende. Ma il legislatore ha modificato le indicazioni, possono essere mantenute le società in house se rese più efficienti».

Con Atac in agonia, come si approva il bilancio consolidato?
«La mia competenza sta nella verifica delle poste da riconciliare, il dare e avere, tra Roma Capitale e partecipate, a partire da Atac e Ama. Ci stiamo lavorando, presto saremo in grado di dare certezze».

E a ottobre, una volta approvato quello strumento, lei se ne andrà...
«Non mi risulta, continuo a dare il massimo nell'interesse dei romani e in sintonia con la sindaca».

Dopo le polemiche di questi giorni... In molti danno per certo che sarà mandato via.
«Il mio è un incarico fiduciario: non posso sapere cosa succede a ottobre».

Va in vacanza? Anche lei è un pendolare come alcuni suoi colleghi?
«No, lavoro sempre, anche la domenica. Non sono un pendolare: io resto a Roma».

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