Comune, fuga dalle commissioni: così gli appalti restano al palo

Comune, fuga dalle commissioni: così gli appalti restano al palo
di Lorenzo De Cicco
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Mercoledì 26 Luglio 2017, 07:42 - Ultimo aggiornamento: 27 Luglio, 19:53
Per disincagliare il pantano degli appalti comunali, il M5S pensa di rivolgersi ad esperti esterni. La giunta infatti si è accorta che tra i 23mila dipendenti del Campidoglio scarseggiano figure fondamentali per assicurare le commesse, dagli esperti giuridici e ai periti merceologici, quelli che devono valutare se un'offerta tecnica è corretta o no. Ecco perché potrebbero essere ingaggiati specialisti privati. L'idea è menzionata in una memoria di giunta approvata a fine giugno, firmata dall'assessore al Bilancio, Andrea Mazzillo. Il dipartimento Razionalizzazione della Spesa, da cui dipende la Centrale unica dei beni e dei servizi, oggi «non dispone di figure professionali appropriate per garantire una copertura totale delle attività assegnate», si legge. Quindi se non si dovesse riuscire a «reperire personale interno» nei prossimi mesi, l'unica alternativa è arruolare «società altamente specializzate nel rispetto dei principi dell'ordinamento giuridico». Al momento è un'ipotesi «subordinata», ma potrebbe essere l'unica via.

La psicosi appalti è tale, in Campidoglio, che nessuno vuole prendersi la responsabilità di assegnare perfino la commessa che dovrebbe garantire l'assistenza scolastica ai bambini disabili. In teoria il servizio dovrebbe partire a settembre, ma è tutt'altro che scontato. Questione di soldi? No, per una volta ci sono e il Campidoglio li ha stanziati in tempo. A intralciare l'appalto (e le famiglie che lo aspettano per l'inizio dell'anno scolastico) è la pioggia di rifiuti che sono arrivati dai funzionari comunali. Nessuno vuole far parte della commissione giudicatrice. Per il lotto che riguarda il municipio di Ostia, il X, quattro presidenti di gara hanno rifiutato l'incarico subito dopo l'aggiudicazione. Alla fine si è trovato un presidente disponibile, Paolo Sassi, che però ora è costretto a fare gli straordinari pur di riuscire ad affidare il servizio entro un mese e mezzo. «Ce la metteremo tutta, non so se ce la faremo», ammette al telefono. Sempre per l'assistenza ai disabili, nel lotto del VII municipio, quello del Tuscolano, addirittura le sedute sono state rinviate «a data da destinarsi» proprio per «l'indisponibilità temporanea della commissione giudicatrice». Stessa formula usata per l'affidamento di due case rifugio anti-violenza e per una casa di semiautonomia. Anche qui la commissione è «indisponibile».

L'ALLARME
Casi isolati? No, è la norma negli uffici di Palazzo Senatorio dopo l'inchiesta sul Mondo di Mezzo, da quando cioè, come ha confidato un assessore grillino, «nessuno si assume più la responsabilità di mettere una firma». Figuriamoci di assegnare una commessa pubblica. Il direttore generale del Campidoglio, Franco Giampaoletti, a giugno ha inviato una circolare proprio per ricordare ai dipendenti che il rifiuto a far parte delle commissioni è consentito solo in casi di gravi indisponibilità o incompatibilità per conflitti d'interesse. Invece c'è chi rigetta l'incarico per assegnare i servizi postali perché, dichiara, «mio nipote lavora alle Poste».

Al dipartimento della Centrale dei beni e servizi - da cui passano tutti gli appalti che non riguardano lavori pubblici - sono rimasti solo dieci, eroici, rup, vale a dire «responsabili unici dei provvedimenti», quelli che seguono passo passo un appalto, dal bando all'aggiudicazione. Un po' pochi, su un totale di quasi 150 dipendenti. Anche perché le normative anticorruzione sconsigliano di accumulare su uno stesso dipendente troppi procedimenti, proprio per scongiurare accentramenti di potere (e di fondi pubblici). Ma, per necessità, si fa finta di niente.

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