Maxi-debito di Roma, spunta lo sconto ma l'Irpef non calerà

Maxi-debito di Roma, spunta lo sconto ma l'Irpef non calerà
di Simone Canettieri
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Mercoledì 14 Novembre 2018, 07:31 - Ultimo aggiornamento: 12:33

Scritto con dovizia di rimandi e codicilli, l'articolo 69 della manovra salva il Campidoglio e quindi Roma e dunque Virginia Raggi dal default. Come? Rimettendo nella pancia della gestione commissariale del debito storico (13 miliardi di euro) quasi un miliardo che sarebbe dovuto finire invece nel bilancio comunale. Facendo così saltare i conti dell'amministrazione. Uno sconto non da poco, una «manina» intervenuta nei giorni scorsi.

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I TEMPI
In questa storia c'è una data che fa da spartiacque: il 28 aprile 2008, il governo Berlusconi decide di spostare il rosso del Campidoglio, all'epoca guidato dal sindaco Gianni Alemanno, in una sorta di bad company. Si tratta di 13 miliardi che saranno ripagati fino al 2048 da tutti i romani (con l'addizionale comunale Irpef più alta d'Italia al 9 per mille) dal gettito calcolato di 200 milioni di euro all'anno e il resto da tutti gli italiani: circa 300 milioni (20 arrivano dall'addizionale sulle tasse aeroportuali). Solo così si potranno ripagare i mutui accesi con le banche e con Cdp nei decenni prima del 28 aprile 2008 per il finanziamento di opere pubbliche attraverso la tecnica del tiraggio bancario.
Bene, nella manovra, articolo 69 (commi 1-2-3) si fanno rientrare sotto la gestione commissariale, quindi dello Stato, 800 milioni euro di obbligazioni solo in virtù dell'affidamento della progettazione di queste opere anche se le gare sono state affidate dopo il 2008.
 



La regola vigente - ma bypassata dalla finanziaria con accordo bipartisan di M5S e Lega - dovrebbe invece far ricadere questa somma sulle casse del Campidoglio. Agli 800 milioni euro se ne aggiungono altri 200 provenienti dagli espropri che vanno a finire anche questi nel debito pregresso anche se l'atto è successivo sempre al 2008. L'aumento dunque di circa 1 miliardo di euro nella gestione commissariale rischia di influire ancora di più nella quota di risorse erogate tutti gli anni dallo Stato (300 milioni) e annullerà qualsiasi promessa di abbassare l'aliquota Irpef per i romani. Allo stesso tempo però evita che il Campidoglio debba farsi carico di questi fondi nel proprio bilancio corrente non salti in aria. Per la quantificazione del debito la gestione commissariale avrà altri 3 anni: nei prossimi 36 mesi pagherà tutti i crediti commerciali, ossia quelli nei confronti di privati, che sotto la guida degli ex commissari Massimo Varazzani, Domenico Oriani e SilviaScozzese erano scesi a 3,1 miliardi.

In questo capitolo andranno però ricompresi i debiti da contenzioso e quelli da espropri: i due capitoli per i quali non ci sono ancora dati definitivi e che sono da anni al centro di discussioni tra amministrazione comunale e commissario. Queste norme contenute nella manovra, che dalla settimana prossima entrerà nel vivo, stanno creando diversi dubbi tra i pochissimi addetti ai lavori e cultori di una materia assai complicata.

L'ASSALTO
Intanto Virginia Raggi rilancia la sua azione di governo puntando sui temi più sentiti della città - dai trasporti al decoro - ma anche ribadendo la necessità di un supporto maggiore da parte del Governo alla sua Capitale. «Ammesso che 3 milioni di cittadini paghino tutti le tasse, se dobbiamo pagare servizi per 4.5 milioni di utenti iniziamo a chiedere al Governo un po' di soldi extra - dice a Porta a Porta - Se il Governo ci aiuta come ha promesso credo che ci sarà davvero un'accelerazione. Tutti i romani meritano un governo che abbia a cuore la città». La grillina spiega che è pronta a far presentare un emendamento alla manovra da 250 milioni di euro per verde e buche. Intanto, ha già incassato lo sconto sul debito storico della Capitale.
 

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