Da questo primo, semplice raffronto si capisce subito qual è il problema: tutti vogliono lavorare in Campidoglio, nelle sedi centralissime che puntellano il colle capitolino, e nessuno, invece, brama dalla voglia di andare negli uffici decentrati di municipi grandi per popolazione (e quindi servizi da erogare) come Trieste o Parma.
Anche perché, altro fatto non da poco, secondo l'ultimo report del dipartimento Risorse umane l'età media dei 23mila dipendenti si aggira intorno ai 52 anni. Basti pensare che gli assunti da Mamma Roma sotto ai 40 anni sono solo il 10% e che gli under 30 si fermano a un misero 0,4. Dunque per favorire la «migrazione» verso dove c'è bisogni di servizi ai cittadini l'amministrazione gioca la carta degli incentivi.
IL CONTO
Allargando la platea di chi potrà usufruire di queste indennità di rischio e disagio, il Campidoglio conta di mettere sul piatto circa 70 euro al mese (lordi) in più per chi riuscirà ad accumularle. Si tratta infatti di 3 e 4 euro al giorno. Premi per chi ha rapporti diretti con il pubblico o che lavorano in zone periferiche. «Ma non si tratterà di un'indennità Tor Bella Monaca», tagliano corto dal Comune citando un quartiere del Campidoglio dove il contesto sociale è molto complicato per via della criminalità.
Sarebbe discriminante, mettono le mani avanti dallo staff della giunta Raggi. E soprattutto esporrebbe il contratto decentrato a un film già visto: le ispezioni e i rilievi del ministero dell'Economia, l'accusa di premi a pioggia e la mancata erogazione dei premi. Ecco perché la bozza di contratto non contiene l'indicazione di zone più o meno esposte al «disagio» o al «rischio» ma in sintesi dice che chi sta tutto il giorno a contatto con il pubblico per le carte d'identità o i certificati anagrafici è sottoposto a una serie di stress che difficilmente possono subire i 460 che lavorano al segretariato comunale. Dal ministero dell'Amministrazione pubblica aspettano di vedere il contratto per intero prima di esprimersi, di sicuro dal punto di vista politico questo sarà il vero banco di prova tra l'amministrazione grillina e l'esercito dei «comunali», che attraverso le mille sigle sindacali che li rappresentano non hanno dimostrato finora un atteggiamento ostile nei confronti di Virginia Raggi. Anzi.