LA DIFESA
Dunque è tutto incatenato - o meglio «bloccato» secondo le opposizioni - in Campidoglio: i destini dell'esecutivo si abbracciano a quelli della maggioranza che siede in Aula Giulio Cesare. Il giorno buono per rivedere i consiglieri comunali la lavoro sarà martedì prossimo, il 20 settembre, vigilia dell'autunno. Quel giorno - teoricamente - la sindaca Virginia Raggi dovrebbe anche presentarsi in consiglio comunale per riferire sulla situazione politica, che ha portato alle dimissioni di Marcello Minenna e alla revoca-lampo del suo sostituto Raffaele De Dominicis, solo per parlare della casella bilancio. La capogruppo del Pd Michela Di Biase attacca: «Il presidente De Vito non ha accolto le richieste delle opposizioni che chiedevano di calendarizzare i lavori d'aula, non è accettabile questo stallo sui lavori per la città che dura da 15 giorni». C'erano proposte concrete, ha ricordato l'esponente del Pd, «ma il presidente non intende convocare il consiglio comunale con la motivazione che non c'è l'assessore al Bilancio».
GLI AFFONDI
Alessandro Onorato, capogruppo della Lista Marchini è lapidario: «E' assurdo, il consiglio è fermo per l'inadeguatezza dei Cinque stelle. Ma la città non può aspettare, le priorità si affastellano. A partire dai trasporti». La crisi c'è, i consiglieri di maggioranza hanno voglia zero di parlare - uscito dai radar il capogruppo Paolo Ferrara. al suo telefono adesso risponde una collaboratrice - l'opposizione si diverte a picchiare. Stefano Fassina di Sinistra italiana: «È preoccupante - ha detto Fassina - il blocco dei lavori perché ci sono delibere che assegnano risorse. Faccio appello al sindaco di completare presto la squadra e di venire in consiglio non a polemizzare ma per individuare soluzioni per la città». Giorgia Meloni, leader di Fratelli d'Italia dà uno sguardo più generale: «Partecipo al consiglio comunale di Roma e vedo da parte dell'Amministrazione Raggi molto pressapochismo e un certo grado di presunzione, che mi spaventano». Ecco, conclude Meloni: «Se la cantano e se la suonano, insomma».
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