L'exit strategy della Raggi: prima i nuovi vertici Ama Poi via la Muraro

Virginia Raggi
di Simone Canettieri
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Sabato 10 Settembre 2016, 12:19 - Ultimo aggiornamento: 16:47

La exit strategy di Virginia Raggi: nominare subito i vertici di Ama per evitare una nuova emergenza rifiuti e poi sostituire Paola Muraro, assessore all'Ambiente indagata con un corollario di bugie e mezze verità che hanno fatto implodere il M5S. Insomma, il sindaco è pronto a cedere su tutta la linea ai diktat di Beppe Grillo, con il quale, tra fughe di notizie e smentite, non si è incontrata.

Nonostante le molteplici richieste esplicite della sindaca nelle ultime 36 ore: «Beppe possiamo vederci?» «No, non sarebbe opportuno». Solo messaggi e un paio di telefonate tra i due ieri mattina per la frase «Virginia è pazza» (subito smentita) più il sostegno di facciata dell'ex comico. Che ha lasciato Roma senza passare dal Campidoglio o ospitare la Raggi all'hotel Forum.

SFOGHI E PIANTI
«Virginia alterna momenti di enorme nervosismo ad altri di serenità», racconta un fidato collaboratore. In questi giorni si è lasciata andare a sfoghi e pianti, ieri mattina ha provato a rimettere in ordine le cose. Che non tornano, però. Anche se sulle dimissioni del mini direttorio romano si è lasciata sfuggire una battuta: «Non funzionava, era chiaro». E infatti non c'è più, e anche gli altri big si sono defilati, per non parlare di Grillo e men che mai Davide Casaleggio. Dunque è «sola» a risolvere i problemi di queste ore: ha la consapevolezza che Muraro sarà la prossima a saltare (soprattutto dopo l'addio di De Dominicis), ma non è facile sostituirla. Anche perché adesso la priorità è il Bilancio: dopo l'uscita dell'ex magistrato, caduto sotto i colpi di un'indagine.

«Ci sono 14 candidati», rivela l'assessore Meloni. In lizza tra gli altri: Mario Canzio, ex capo della Ragioneria dello Stato ora in pensione, e Salvatore Tutino, giudice della Corte dei Conti. «Questa volta il metodo dovrà essere condiviso, altrimenti...», è stato l'aut aut di tre assessori malpancisti (Baldassare, Berdini e Bergamo) per evitare un altro pasticcio. La corsa del «Raggio magico», orfano di Raffaele Marra spostato con polemiche a capo del Personale del Comune fino al 31 ottobre, è incalzante.

Anche perché mancano sempre: un altro assessore alle partecipate, se la delega dovesse essere spacchettata dal Bilancio, e un capo di gabinetto dopo le dimissioni di Raineri, più appunto i vertici di Ama e Atac. Sistemata la grana delle municipalizzate, la Raggi rincorrerà quella della Muraro: anche qui serve il nome di chi dovrà rimpiazzarla, e come ha ammesso lei stessa in pizzeria al telefono con Luigi Di Maio «non so con chi».

LA GIUNTA
Ed è quasi impossibile che il nome le arrivi dai vertici del M5S sempre più gelidi e distanti (citofonare Di Maio, appunto) dal Campidoglio. Tanto che molti già legano il destino del Comune all'esito del referendum di novembre: in caso di vittoria del No e con la barca romana non raddrizzata potrebbe saltare il tavolo. Le tensioni corrono veloci in Comune e le voci si affastellano come nelle migliori crisi da pentapartito: radio-Campidoglio dà in forte sofferenza un altro pezzo.

E cioè Paolo Berdini assessore all'Urbanistica, critico sul caso Muraro e da ieri ancora di più per il «no» secco alle Olimpiadi dettato da Grillo e subìto, anche questo dalla sindaca. Alla fine ieri l'assessore non si è presentato in giunta: «Motivi personali». «Anzi, ha un convegno a Cassino». Queste le versioni fatte filtrare per non mettere altra carne sul fuoco. D'altronde ce n'è già abbastanza, no?

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