Caos a Roma, il sindaco Raggi: «Io non mollo». M5S chiede altre teste

Caos a Roma, il sindaco Raggi: «Io non mollo». M5S chiede altre teste
di Simone Canettieri e Stefania Piras
4 Minuti di Lettura
Giovedì 22 Dicembre 2016, 07:48 - Ultimo aggiornamento: 20:31

C'è chi la chiama «l'occupazione dell'esercito alleato» e chi «l'ultima ridotta del Campidoglio». Nei fatti, ammettono diversi big grillini, «le stiamo costruendo un cordone sanitario attorno, ma non è detto che funzioni». La pressione del M5S su Virginia Raggi per salvare il Campidoglio si gioca a tutto campo. E' un commissariamento politico.

IL RIMPASTO
Se i parlamentari Bonafede e Fraccaro continuano a entrare a uscire dalle stanze di Palazzo Senatorio, dalla Casaleggio associati arriva un altro input: Massimo Colomban, mancato vicesindaco, diventa super assessore. L'imprenditore trevigiano avrà il «compito di riorganizzare la macchina amministrativa». Si occuperà con maggior forza delle società partecipate, uno dei nodi messi in evidenza dall'Oref nella relazione con la quale ha bocciato il bilancio previsionale del Comune. Nella resa dei conti tira aria di un ulteriore rimpasto: a rischiare è Laura Baldassare, responsabile del sociale e vicina a Luigi Di Maio, nel mirino per la gestione dei campi rom. I fronti aperti per la sindaca si affastellano: i conti che non tornano e il rischio commissariamento (seppur smentito dall'assessore al Bilancio), il fronte giudiziario dell'arresto del fedelissimo Raffaele Marra, quello dei rifiuti legato all'ormai ex assessore Paola Muraro e poi le nomine del mirino dell'Anac.
«Virginia» ieri mattina è scomparsa dai radar: ha disertato l'inaugurazione del molo E a Fiumicino, l'aeroporto di Roma, ed è riapparsa solo nel pomeriggio per il vertice in prefettura sulla sicurezza. Durante il quale ha omesso una notizia non secondaria: al momento è saltato anche il concertone di Capodanno al Circo Massimo, la società che aveva vinto il bando si è tirata indietro. Per la prima volta da venti anni la Capitale potrebbe non ospitare un evento per la notte di San Silvestro. Sono giorni di tensione per la sindaca che ieri ha salutato anche un altro fedelissimo: Salvatore Romeo, il capo segreteria politica ha fatto gli scatoloni, «chiedendo scusa ai romani». Ma lei ai suoi continua ribadire: «Vado avanti nonostante tutto».

IL CLIMA
Ma tra i parlamentari soffia un gelo polare, segno che neanche più dal blog i leader del M5S riescono a tenere calmi i gruppi di Camera e Senato. I parlamentari non sono più disposti a concedere credito all'esperienza Raggi: anche ieri, il clima non era quello rilassato degli auguri natalizi. C'è stata una riunione lampo, appena terminata la seduta alla Camera. All'ordine del giorno, domande esistenziali, come mai successo prima nel Movimento: chi siamo e dove andiamo? Tutto ruota attorno a Virginia Raggi, a quanto le sue difficoltà saranno in grado di contaminare negativamente l'immagine del M5S. Non era mai capitato che l'attesa di un avviso di garanzia, probabilissimo ora per Raggi, potesse scuotere così tanto gli equilibri dei parlamentari, diversi dei quali decisi a staccare la spina.

L'AFFONDO
«Noi ha detto ieri Manlio Di Stefano - lo dico con certezza, nella nostra storia siamo stati sempre determinati». Ma il deputato traccia una riga netta sulla teoria, fin qui seguita e incardinata dallo staff comunicazione, dell'atto dovuto, ovvero dell'avviso di indagine che arriva come conseguenza di denunce di nemici politici. No, non è più tempo per i distinguo, lascia capire Di Stefano: «Occorre, ad esempio, valutare se si tratta di un atto dovuto o di altri tipi di avviso». E in quest'ultima categoria potrebbe facilmente finire la storia delle nomine di Raggi. Su questo, ha precisato poi Di Stefano: «Abbiamo un comportamento determinato, vogliamo rimanere coerenti con i nostri principi». E i principi cardine del M5S non sono mai andati troppo per il sottile: indagine uguale dimissioni. Così si spiega il voto plebiscitario per l'elezione del capogruppo alla Camera che sarà Roberto Fico, considerato garante di quei principi resi più deboli dalle vicissitudini capitoline. Sui social i parlamentari non hanno condiviso l'ennesima difesa di Raggi sul blog di Grillo, ma hanno lanciato un altro segnale. Hanno augurato buon lavoro a Roberto Fico, perché possa ristabilire la centralità dei valori del M5S che ora più che mai, sottolinea il deputato campano Carlo Sibilia, «ha bisogno di identità e coesione massima per affrontare le sfide dei prossimi mesi. Il MoVimento 5 Stelle conclude - deve mostrare il suo Dna». E a chi chiede di fermarsi e fare le analisi del sangue alla sindaca pentastellata di Roma, se si possa davvero continuare così, assistendo inermi a inchieste penali che il M5S non avrebbe mai pensato prima di dover affrontare, Carlo Sibilia è di nuovo il più chiaro e lo dice senza tanti giri di parole rispondendo a un attivista sui social: «Credo proprio di no. Non si può legare il destino di un Paese a quello di una giunta. Non facciamo questo errore».