Raggi indagata, dall'assoluzione alla condanna: tutti gli scenari

Raggi indagata, dall'assoluzione alla condanna: tutti gli scenari
di Simone Canettieri
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Venerdì 27 Gennaio 2017, 08:05 - Ultimo aggiornamento: 08:24
Nel labirinto dei «se» che si incrociano tra politica e giudiziaria l'unica sicurezza è che, Tuel e Legge Severino alla mano, i processi non produrranno direttamente le dimissioni Virginia Raggi. In poche parole: dal punto di vista tecnico, non politico, non saranno le aule dei tribunali o il testo unico degli enti locali a decretare la fine dell'esperienza del M5S in Campidoglio e ad aprire le porte al ritorno di un commissario prefettizio e poi alle urne.
Il reset sul Campidoglio grillino, però, potrebbe arrivare subito dopo, come conseguenza dei diversi sviluppi dell'inchiesta. In quel caso, con Raggi condannata, si potrebbero aprire due ipotesi: dimissioni della sindaca o quelle dei consiglieri di maggioranza (film già visto con Marino). Eppure, a seconda di come andranno le questioni giudiziari del sindaco, indagata per abuso d'ufficio e falso ideologico aggravato, si aprono diversi scenari.
In caso di condanna per il primo reato scatta subito, fin dal primo grado, la legge Severino che prevede la sospensione per 18 mesi dalle proprie funzioni. Che diventerebbero 30 (12 in più) se Raggi patteggiasse. E il Comune? Sarebbe retto dal vicesindaco fino alla fine della pena, salvo ricorsi in appello o al Tar. Un salto nel buio che potrebbe portare alla richiesta da parte, di Grillo, delle dimissioni della Raggi attraverso il ritiro del simbolo.

IL NOTAIO
Discorso diverso, invece, per il falso ideologico, che comunque potrebbe restare addosso al sindaco anche se riuscisse a schivare l'abuso d'ufficio. In questo caso il patteggiamento, che porta allo sconto di un terzo della pena ma anche a un'ammissione di colpa, la farebbe restare al proprio posto. Ma la condanna, comunque, andrebbe a confliggere con il nuovo codice etico, scritto dopo l'arresto di Marra, che non tollera questa fattispecie: davanti a un patteggiamento «il portavoce» grillino deve dimettersi. In caso contrario, se Raggi volesse andare avanti lo stesso, potrebbe farlo ma senza il simbolo del M5S. A questo punto sarebbero determinanti i 29 consiglieri comunali: restare al fianco della sindaca diventata civica (tipo Federico Pizzarotti a Parma) o bussare alla porta di un notaio? Nel gioco dei «se» sono dunque le conseguenze politiche a far balenare la fine dell'amministrazione pentastellata non gli effetti diretti di eventuali sentenze. In tutto ciò, alla fine, restano due strade: Raggi sospesa, o Raggi dimessa/decaduta. Nel primo caso, con tutti i problemi politici sul tavolo, la consiliatura va avanti col vicesindaco. Nel secondo, arriva il commissario e si va al voto nella prima data utile: in autunno, se si fa in tempo, oppure nella primavera del 2018.

LE RICOSTRUZIONI
Di sicuro la vicenda sembra andare spedita comunque vada a finire, se è vero che la Procura spinge per il giudizio immediato, un modo per saltare l'udienza preliminare e andare subito al processo. In questa ridda di ricostruzioni si è parlato anche di «autosospensione» della sindaca: un istituto amministrativo che tecnicamente non esiste. O meglio un amministratore può farlo solo per «assenza» o «impedimento» comunicando al prefetto e indicando il «facente funzione» e cioè il vicesindaco. Una mossa già adottata dal sindaco di Milano Beppe Sala, coinvolto anche egli in un'inchiesta, ma durata cinque giorni. Il tempo di ritornare a Palazzo Marino. Questa eventualità è accarezzata a Roma dai nemici interni della Raggi, ma lei non sembra intenzionata a prenderla nemmeno in considerazione. Per il momento, certo. Da lunedì con l'interrogatorio in procura inizierà la seconda parte del film e i tanti «se» inizieranno a prendere più o meno consistenza.