Salta il capo di gabinetto, nuova grana per Raggi: «Scelta dopo il processo»

Salta il capo di gabinetto, nuova grana per Raggi: «Scelta dopo il processo»
di Stefania Piras
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Martedì 9 Ottobre 2018, 09:02
La sindaca Raggi non è riuscita a portare in Campidoglio nemmeno lui. E così, la poltrona di capo di gabinetto, rimane inesorabilmente vuota. Non ci andrà di sicuro Filippo Maria Tropiano, il magistrato amministrativo in servizio al Tar di Reggio Calabria. Un intoppo, l'ennesimo, che ha fatto sbottare la prima cittadina contro gli apparati burocratici. La nomina di Tropiano doveva essere contestuale all'approvazione del bilancio consolidato. Non è arrivata né l'una né l'altro. E tutto è lento, o peggio fermo. C'è poi il fattore sentenza: «Chiunque ambisca a quel posto deve aspettare il 10 novembre, il giorno della sentenza Raggi», dice un dirigente disincantato.

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LA SENTENZA
E quindi è fondamentale sapere se la sindaca verrà condannata oppure no, perché in base al pronunciamento dei giudici si saprà quanta vita resta all'amministrazione pentastellata di Roma. Raggi potrebbe dimettersi accettando l'incompatibilità tra carica istituzionale e condanna di primo grado, come recita il codice etico del M5S. Oppure potrebbe essere perdonata dal collegio dei probiviri, come recita in modo un po' bizantino la versione più recente dello stesso codice etico. Il nuovo probo viro M5S, il consigliere veneto Jacopo Berti, tra l'altro è stato avvistato in Campidoglio proprio due settimane fa. Prevenire è meglio che curare. Fatto sta che tutti i papabili capi di gabinetto, contattati dalla sindaca, hanno guardato il calendario del tribunale prima di prendere una decisione.
«E l'impressione è che non avremo un capo di gabinetto ancora per molto», riferiscono con grande senso di realtà in Campidoglio. «Ci siamo abituati a viaggiare con il pilota automatico», sottolinea chi conosce i rallentamenti dovuti alla mancanza di una figura molto importante. Soprattutto, ed è il motivo per cui Raggi vorrebbe accanto a sé un magistrato, un capo di gabinetto assicurerebbe la manutenzione ordinaria del tran tran capitolino, senza incappare in firme apposte nei fogli sbagliati (questa la versione del falso ideologico fornita all'epoca dai vertici M5S).
È ormai una poltrona maledetta quella del capo di gabinetto. La voleva Daniele Frongia prima di tutti. Ci si è seduta per due mesi Carla Romana Raineri, magistrato chiamato in Campidoglio dal commissario Francesco Paolo Tronca. Un nome che era uscito nelle riunioni del gruppo romano del M5S era quello del bolognese Max Bugani poi finito invece al fianco di Luigi Di Maio al Mise.

PROROGHE
Perciò le giornate a palazzo Senatorio si susseguono così: un'ottobrata accidiosa all'insegna dell'interim e delle proroghe. Esiste qualcosa di più transitorio? Nell'attesa si va avanti giocando appunto il jolly dell'interim. Come per il direttore generale Franco Giampaoletti, assoldato anche come capo del dipartimento delle aziende partecipate. Un incarico di sei mesi scaduto a settembre, e prorogato altri sei mesi? Macché, fino al 31 dicembre. Segno che si vive alla giornata e che ci si prepara a tutto. Anche a mangiare il panettone in pochi, grandi e frettolosi bocconi.
 
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