Raggi e la banda del frigorifero: torna la psicosi del complotto

Raggi e la banda del frigorifero: torna la psicosi del complotto
di Mario Ajello
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Mercoledì 26 Ottobre 2016, 07:59 - Ultimo aggiornamento: 10:28

Rita Pavone, in Viva la pappa col pomodoro, diceva che «la pancia che borbotta / è causa del complotto». Virginia Raggi non è spiritosa come Pel di Carota e però passando dal «bello, bellissimo» allo «strano, stranissimo» (ossia rinnovando i suoi motti) il complotto lo vede anche lei. Dentro nessuna pancia ma nello scheletro degli elettrodomestici perché «è strano, non ho mai visto tanti frigoriferi abbandonati per strada davanti ai cassonetti».

 
LA CONGIURA
Il Grande Vecchio di questa congiura sarebbero le multinazionali, bestie nere della retorica grillina, che costruiscono i frigo senza le gambe in modo da non potersi avviare verso le isole ecologiche? Oppure il Burattinaio è Pizzarotti invidioso del buon governo capitolino? O è Renzi? O sono all'opera, come ai tempi delle Brigate Rosse, le Baf (Brigate Abbandona Frigo) che tramano per uccidere nella culla, anzi nel freezer, la rivoluzione pentastellata? Di sicuro, complotto o non complotto anzi «gombloddo», come lo chiama Aldo Biscardi, i frigo, i letti rotti, i divani sfondati e ogni genere di rifiuto pesante hanno punteggiato purtroppo il paesaggio romano da sempre, e non è certamente con l'avvento della nuova sindaca che questi bisonti da monnezza si sarebbero coalizzati per fare del male alla giunta in carica.

LE LAPIDI
Sono comparsi solo adesso i frigo sui marciapiedi, figli della normale inciviltà di molti e dei tradizionali disservizi di sempre, ma è sempre peggio e non c'entrano le congiure degli Anziani Savi di Sion o altri fantasmi maligni, oppure - la seconda che hai detto - l'emergenza risale sia pure in altre proporzioni anche a tante sindacature precedenti almeno dagli anni Ottanta, anzi da molto prima? Tutti a Roma hanno visto almeno alcune delle 71 lapidi marmoree sparse sui palazzi del centro storico che intimano, di solito a nome di alti prelati investiti di autorità amministrativa, - come si legge a via Monte della Farina in un targa del 1727 - «di non gettare immondezza di sorta alcuna intorno detta chiavica sotto pena di scudi dieci e altre pene corporali». Prevista anche la mancia al delatore «che sarà tenuto segreto». Per tornare ai giorni nostri, c'è una foto del febbraio 2015, quando al Campidoglio governava Ignazio Marino e non i 5 stelle, che è diventata proverbiale. Su un frigo abbandonato per la strada viene collocata una croce di legno e si aggiunge una scritta: «La bara del Comune di Roma». E l'immagine diventa icona del problemone che ha tormentato un po' tutti.

Volendo, si potrebbe andare anche indietro di millenni. Mentre Catilina faceva la sua congiura e mentre contro Giulio Cesare si ordiva il complotto, gli antichi romani non ubbidendo ad alcun intento eversivo erano soliti lanciare dalla finestra i rifiuti ingombranti e i pezzi vecchi del triclinio. Svetonio racconta, nelle Vite dei Cesari, che il futuro imperatore Traiano stava mangiando in una trattoria, quando un cane che rovistava nella spazzatura lì accanto gli portò una mano umana che aveva appena trovato nell'immondizia. L'orrendo omaggio venne interpretato come un presagio di futura grandezza.

NON È SEMPLICE
Mentre i frigo di cui parla la Raggi - «sfondati e graffitati, e mi sembra strano», dice nell'intervista a Repubblica - sono soltanto frigo come «una rosa è una rosa è una rosa».
Ma guai a farla così semplice, visto che comunque dal punto di vista civile la cosa è grave, perché anche l'assessore all'ambiente, Paola Muraro, alla teoria del complotto crede. E cerca a sua volta, mentre sui social si sghignazza in ogni modo con tanto di hashtag #menefrigo, di darle una vestibilità: «Sembra che ci sia una volontà perché dove trovano pulito lì scaricano materassi». Sì, ma chi li scarica? Magari Licio Gelli, anche se non c'è più, e visto che era un complottomane e per un certo periodo anche l'addetto alle pubbliche relazioni della Permaflex, forse apparterrà fuori tempo massimo alla loggia P2 anche questa congiura dei frigo. Che neppure Umberto Eco, eruditissimo in questa materia, avrebbe mai potuto immaginare.

LE VOCI E I FATTI
Complotto per complotto, c'è chi dice nei 5 stelle che la Raggi abbia voluto spararla grossa per oscurare la grande giornata dell'orgoglio grillino anti-casta (ovvero la battaglia parlamentare di queste ore per dimezzare gli stipendi degli onorevoli) organizzata da alcuni dei nemici e delle nemiche di Virginia all'interno del movimento. La Burattinaia del frigo-gate sarebbe Roberta Lombardi? Anzi Paola Taverna che per prima aveva pronosticato «c'è un complotto per farci vincere a Roma» e magari intendeva parlare anzitempo anche dei frigoriferi?

Il fatto è che sono proprio i fatti a smentire l'esistenza del complotto paventato dalla Raggi. Come tutti sanno, ma la sindaca sembra dimenticarlo, i frigo si affollano intorno ai cassonetti perché da giugno scorso è chiuso il servizio di raccolta dei rifiuti ingombranti. In assenza del ritiro a casa, molti romani vanno alle isole ecologiche per lasciare la roba, ma spesso per vari motivi - la pausa pranzo, il cambio di orari, l'assemblea sindacale - le trovano chiuse. E ai cancelli sbarrati stazionano i rom che si fanno dare frigo, lavatrici, letti, lampadari, cucine, librerie di metallo e tutto il resto e le rivendono o le riusano o più spesso ci fanno i loro falò tossici per tirare fuori il rame che è prezioso.

LE DIFFICOLTÀ
Per non dire di tutti quelli - anziani, persone che non guidano, gente impossibilitata per tanti motivi - a cui riesce difficile raggiungere questi punti di raccolta dell'Ama. Ci si potrebbe caricare sulle spalle un armadio o una ghiacciaia fino a destinazione, o farli salire su un bus diretto alla discarica? Servirebbero due prerequisiti: avere un fisico da giganti (spopola su Twitter la gag di un massiccio Crozza che nelle vesti di Bergoglio trasporta in spalla un frigo dal Vaticano alla periferia) e avere bus che passano. E comunque, neanche a queste condizioni l'ombra del complotto sparirebbe agli occhi del Campidoglio.

LE MACCHINAZIONI
Niccolò Machiavelli distingue vari tipi di congiura. Tra cui quella contro la patria e quella contro a uno principe. La Raggi, tardiva seguace del Segretario Fiorentino, nella congiura dei frigo crede di vedere sia la prima specie (contro la patria cioè contro Roma) sia la seconda specie di macchinazione (contro uno principe ossia contro di lei). Il che farebbe pensare che aveva ragione Theodor Adorno, nei Minima moralia che a proposito di spiritismi e di dietrologie scriveva che sono il segno della regressione della coscienza.

Ma in questa vicenda anche la Muraro vuole un posto da protagonista. Proprio lei, lo scorso luglio, raccontò: «Ho visto, intorno a via Nazionale, montagne di sacchetti neri abbandonati intorno ai cassonetti. Non si possono lasciare lì in un momento di allerta terrorismo, perché lì potrebbe nascondersi una bomba». Vero. Ma dopo il sacchetto nero del Califfo arriva il frigo abbandonato. Perfetta arma di distrazione di massa.

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