Caso Marra, le accuse del magistrato tornano attuali: «Raffaele il vero sindaco: comandava lui»

Caso Marra, le accuse del magistrato tornano attuali: «Raffaele il vero sindaco: comandava lui»
di Simone Canettieri
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Venerdì 26 Ottobre 2018, 08:05
«Diciamo che se manca la legalità, un magistrato se ne va. Raffaele Marra è il vero sindaco ombra, ecco perché ho preso armi e bagagli e ho salutato tutti». Ieri in molti hanno ricordato queste frasi a Carla Romana Raineri appena è uscita la notizia, intorno all'ora di pranzo, che la procura la chiamerà come teste il giorno prima della sentenza. L'ex capo di gabinetto del Campidoglio pronunciò queste parole il 2 settembre del 2016 sotto la Lupa, mentre stava salendo al primo piano per prendere gli ultimi scatoloni e ritornarsene nella sua Milano. Si era dimessa da un giorno, portandosi dietro l'assessore al Bilancio Marcello Minenna, il direttore generale Marco Rettighieri e l'amministratore unico di Atac Armando Brandolese e l'amministratore unico di Ama Alessandro Solidoro. Fu un terremoto. Il primo di una lunga serie: cinque pezzi di novanta via dall'amministrazione in maniera pressoché simultanea.

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Ora che sono passati più di due anni ed è ritornata in Corte d'Appello, a Raineri staranno ritornando in mente tutti i fatti e i pensieri pronunciati allora e tutte le volte che il suo nome è stato tirato in ballo. Più e più volte infatti ha ribadito come «la sindaca Raggi facesse gestire tutto al duo Romeo-Marra». Il primo è l'ex potentissimo segretario politico, poi allontanato dopo le polemiche, il secondo è il braccio destro finito, come si sa, nei guai. «Erano loro il vero gabinetto del sindaco: le decisioni partivano da quei due».

Proprio il magistrato si oppose all'aumento dello stipendio (triplicato) di Romeo. «Il gabinetto era un guscio vuoto. Le funzioni erano state esportate verso Marra e Romeo - ha detto in più riprese Raineri - Non avevo il controllo di nulla, questi due personaggi vivevano in simbiosi con la sindaca, che io non vedevo». Una convivenza nata male e finita peggio. Nonostante Raineri - che si chiama Romana proprio perché nata nell'Urbe, città a cui è molto affezionata - fosse stata indicata dai vertici del M5S come Carla Ruocco ma anche da Minenna per vigilare sulla bontà degli atti della neo giunta. Come aveva fatto, prima delle elezioni, con il commissario Francesco Paolo Tronca, anche se in veste di responsabile dell'anticorruzione. Quella grillina invece fu un'esperienza (32 giorni, per l'esattezza) «drammatica» che a più riprese non ha mancato di ricordare. Anche con un esposto consegnato in Procura (poi archiviato).
Se Roberta Lombardi può essere considerata la prima nemica politica di Raggi, Raineri si colloca sempre in questa fascia, ma dal punto di vista delle procedure. Non a caso, il mini direttorio pentastellato saltò in aria dopo le dimissioni in blocco del 1° settembre. «Un periodo di guerra tra bande», ricordano ora in Comune.

LE POSIZIONI
Guerra in cui Raggi si schierò con Marra contro Raineri, al punto di chiedere in gran segreto un parere sulla nomina del capo di gabinetto all'Anac. La sindaca giocò d'anticipo pubblicando il responso dell'Anticorruzione in cui annunciava la revoca di Raineri perché inquadrata un contratto ex articolo 110 e non con 90.
L'ultima goccia in un vaso di rancore già più che pieno. Dopo l'arresto del potente braccio destro della sindaca, sempre Raineri commentò in maniera brusca: altro che uno dei 23mila dipendenti del Comune, non si muoveva foglia senza il suo via libera. Una situazione così esplosiva che portò il magistrato a depositare un memoriale in Procura sul clima di «ricatti e minacce» che respiravano in quei giorni. Arrivando anche a confessare che anche lei mise in guardia la grillina sulla potenziale pericolosità dell'allora braccio destro, ricevendo in cambio un'alzata di spalla «e sguardi di odio».

Contattata da Il Messaggero ieri Raineri ha dichiarato: «Non intendo rilasciare dichiarazioni in merito al processo a cui sono stata convocata, risponderò il 9 novembre alle domande dei magistrati». Un colpo di scena che nessuno si aspettava e a cui i legali della sindaca si sono opposti con forza. La loro richiesta è stata respinta. E così, dopo fiumi di parole e carte bollate le strade di «Virginia» e «Romana» - convocata come teste anche nel processo Marra, ma il 23 novembre - torneranno a incrociarsi. Se si stringeranno la mano, sarà una notizia.
 
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