Inchiesta sui rifiuti, Muraro indagata: quella mail del 5 agosto ai leader, mossa della sindaca per blindarsi

Inchiesta sui rifiuti, Muraro indagata: quella mail del 5 agosto ai leader, mossa della sindaca per blindarsi
di Simone Canettieri
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Martedì 6 Settembre 2016, 08:19

ROMA «Guarderemo le carte, poi prenderemo provvedimenti». E' appesa a questa frase la disperata exit strategy di Virginia Raggi: sacrificare, quando sarà, Paola Muraro per tentare di salvare se stessa, e quindi la baracca. Operazione complicata da mettere in piedi subito, dopo la difesa leguleia impostata in commissione ecomafie. Sul filo delle date (21 aprile l'inchiesta della Procura, 18 luglio «la scoperta» dell'assessore e fine mese quella della sindaca) e della chiamate in corresponsabilità dei vertici del movimento.

IL DOCUMENTO
Ecco, il vero nodo politico nella guerra tra bande in corso dentro e fuori il Campidoglio è proprio questo. «Certo che li ho avvisati dell'inchiesta». A certificarlo, secondo quanto risulta a Il Messaggero, c'è una mail del 5 agosto nella quale gli esponenti del mini direttorio romano ormai orfani di Roberta Lombardi (i parlamentari Paola Taverna, Stefano Vignaroli, il consigliere regionale Gianluca Perilli e l'europarlamentare Fabio Massimo Castaldo) avvisano i big pentastellati da Di Battista a Di Maio, passando per Fico, Sibilia e Ruocco dell'inchiesta a carico di Paola Muraro. La filiera di controllo, è il ragionamento della Raggi, è stata così rispettata: nessuna omissione, «nessun caso Pizzarotti», «nessuna accusa di fare come mi pare». Tutta la struttura apicale dei pentastellati era a conoscenza del caso. Forse, chissà, anche Grillo, o forse no. Ma la mail con la quale mini e big direttorio colloquiano sulla responsabile all'Ambiente è la prova che la sindaca non si è mossa in solitaria, e che ha rispettato i paletti del contratto firmato prima di candidarsi e anche le raccomandazioni, per usare un eufemismo, di queste settimane concitate. E proprio la sindaca a dirlo in chiaro: «Dell'indagine sull'assessore Muraro ho informato Stefano Vignaroli, Paola Taverna, un'europarlamentare e un consigliere regionale».

LO SCONTRO
Per molti è la «mossa di Sansone» perché manda in tilt il M5S a tutti i livelli. Carla Ruocco dice: «Preciso di non conoscere la Muraro e che apprendo da fonti giornalistiche le sue vicende giudiziarie». Carlo Sibilia aggiunge: «Non ero a conoscenza». Anche Luigi Di Maio, il grande sponsor del Campidoglio a 5 Stelle fa trapelare stupore.Anche se c'è un documento che testimonia il contrario.

Quindi davanti alla fuga dei vertici grillini, la sindaca li chiama in causa a tutti i livelli, forte di una mail che certifica il passaggio della notizia tra le catene di controllo. Cambia così tutto il punto di vista, e anche l'ipotesi ventilata ieri sera del M5S pronto a togliere il simbolo a «Virginia» viene depotenziato. Mentre tutti in queste ore stanno dunque cercando di fare un passo indietro, arriva la chiama in corresponsabilità della sindaca. Pronta a tenersi la Muraro fino a quando l'inchiesta non avrà un'accelerazione, elemento che va di paripasso con il big bang che in queste ore sta scuotendo il movimento fondato da Beppe Grillo. «Volevano teleguidarla e adesso stanno tutti scappando, il brutto è che Virginia però si trova in un labirinto: sono pugili che si abbracciano alle corde», racconta uno dei fedelissimi della sindaca. Che ieri sera ha passato oltre sei ore in commissione ecomafie, disertando la giunta, per arrivare all'ultimo scontro con i big del suo partito, pardon movimento. Se salto io, saltate tutti.