Pd, Prestipino: «Su Marino i dem hanno sbagliato. Renzi? Un vero leader, guai a chi ce lo tocca»

La Festa dell'Unità di Roma
di Jacopo G. Belviso
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Giovedì 2 Agosto 2018, 11:43 - Ultimo aggiornamento: 3 Agosto, 19:12
«Sulle dimissioni di Marino sono stati sbagliati i tempi e le modalità, ma era un periodo difficilissimo sia per il Pd che per la città di Roma». E' intervenuta così Patrizia Prestipino durante il dibattito organizzato alla Festa dell’Unità, che l'ha vista confrontarsi con il vicepresidente della Camera, Ettore Rosato. In merito all'uscita di scena dell'ex sindaco, che nel 2015 dovette rinunciare all’incarico in seguito alle dimissioni di ventisei consiglieri comunali, la neo deputata ed ex presidente del IX Municipio spiega: «I consiglieri comunali si sono ritrovati ad obbedire ad una regia di partito condivisa e di conseguenza hanno dimostrato grande correttezza poiché non era facile chiudere in questo modo un percorso politico durato due anni. Mafia Capitale aveva danneggiato tutti enormemente, anche se il marcio era in prevalenza a destra, ricoprendo poi di fango tutte le forze politiche, ma soprattutto il primo partito di Roma, il nostro. Se fosse stato necessario che Marino cadesse comunque - ha continuato - si sarebbe potuto agire in maniera diversa. Essendoci in corso un’indagine di così elevata complessità, bisognava chiedere al sindaco un passo indietro, permettendo alla magistratura di fare il suo corso e dando la possibilità al partito di rigenerarsi. Invece si è agito in maniera maldestra».

Non solo Marino: i due parlamentari, parlando nella sede dell'Ex Dogana, non potevano non toccare lo spinoso tema delle primarie per la segretaria dem. Rosato ha sottolineato l’importanza della convocazione del congresso, ricordando quanto il Pd abbia al suo interno numerose personalità politiche di alto livello, ma non ha risparmiato una stoccata  all'attuale presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti:
«Ho un dubbio sul fatto che un segretario eletto, che deve svolgere questo ruolo da Enna ad Aosta per rilanciare le sorti del partito, possa essere sotto “ricatto” dei partiti di governo. Non si può pensare di presentare una mozione di sfiducia se poi anche loro in Regione, dove non hanno la maggioranza, fanno la medesima cosa. Sarebbe un danno per il Pd e per il Lazio, in cui tra l’altro stiamo dimostrando di saper governare». Per la Prestipino, che ha evidenziato i risultati conseguiti da Zingaretti al governo della Regione, è necessario «fare chiarezza su come e quando si faranno il congresso e le primarie».

Parlando di Roma le critiche sono state tutte per l'attuale sindaco e la sua giunta.
«Anche se a novembre venisse condannata - ha detto Rosato - la Raggi non si dimetterebbe mai.
Nell’ipotesi che accadesse dobbiamo essere pronti a rispondere alle richieste dell’elettorato e dei cittadini, dimostrando che il partito è pronto a rilanciarsi
». A tal proposito, la Prestipino - intervenendo sul tema dei rom - ha ricordato la sua esperienza da presidente di Municipio, confrontando l’operato dell’amministrazione di centro-sinistra con quella attuale: «Se fosse toccato a noi non avremmo gestito in questo modo l’emergenza rom. Quando eravamo al governo avevamo un ottimo intervento di protezione sociale, garantendo ad esempio l’istruzione scolastica a tutti i bambini. Non si possono lasciare le persone in mezzo alla strada - ha detto riferendosi allo sgombero del Camping River -. Se la legalità va di pari passo con la la solidarietà, si possono dare delle risposte vere. Ora chi governa si diverte a fare il duro con i più deboli».

Non sono mancate le critiche all’operato del ministro Matteo Salvini che Rosato ha bollato come
«ministro in cattiveria», a cui ha fatto eco anche la deputata preoccupata più che di una “marcia su Roma”, di vivere ancora il “marcio su Roma”. Entrambi auspicano il ritorno di Renzi, che definiscono un figura importante e una grande personalità. «Una mente politica di cui non si può fare a meno - ha sottolineato la Prestipino - anche se Matteo su Roma ha fatto degli errori. Se fosse stato più presente, forse anche ai tempi delle primarie del 2013, se avesse dato la sua zampata da tigre, forse avremmo vissuto tutta un’altra storia anche qui». «Matteo ha pagato un prezzo enorme - ha concluso Rosato - non si abdica dal ruolo di leader, al Pd serve una persona forte. L’elettorato di centro-sinistra ha un difetto enorme: noi mangiamo solo nei ristoranti di lusso, palato sottile, gusto raffinato, controlliamo tutto, a differenza di quello leghista che invece mangia al fast food, si accontenta di quello che trova. Noi dobbiamo imparare a capire che dobbiamo restare uniti, senza perdere tempo a demolire i nostri leader. Matteo vuole bene al partito, vuole bene all’Italia»
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