Opera, ultimatum di Marino: «Accordo o c’è la liquidazione». Confermato lo sciopero domani

Opera, ultimatum di Marino: «Accordo o c’è la liquidazione». Confermato lo sciopero domani
di Laura Larcan
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Venerdì 25 Luglio 2014, 08:02 - Ultimo aggiornamento: 19:21
Con buona pace di Figaro, sul Teatro dell’Opera sembra aleggiare lo spettro della liquidazione coatta. Soluzione prospettata dallo stesso sindaco Ignazio Marino che ieri annunciava: «Senza l’accordo e la firma del piano di rilancio, resta la liquidazione». Sulle sorti dell’ente lirico pesa, infatti, l’ennesima fumata nera sulla firma del piano di rilancio, e lo sciopero confermato per la Bohème di domani sera a Caracalla. Ieri si è consumata per il Costanzi una lunga calda giornata segnata dagli umori contrastanti di tutti i protagonisti. Se in mattinata la direzione annunciava gli incassi record per la prima del Barbiere di Siviglia, nel pomeriggio fioccava l’amaro bollettino di guerra alla conclusione dell'incontro sindacale con le due sigle “irriducibili” Cgil e Fials Cisal. Verdetto: «chiusura totale ad ogni confronto», spiegavano dagli uffici del teatro, e «sciopero per la terza recita de La bohème» in programma per domani sera. A tirare le fila di un conflitto titanico, è stato il sovrintendente Carlo Fuortes, che nel pomeriggio affermava: «È chiaro che le sigle Cgil e Fials si assumono la responsabilità sulle sorti del Teatro che, come è stato detto anche dal Sindaco di Roma e Presidente della Fondazione del Teatro dell'Opera, Ignazio Marino, se non porta a termine quanto previsto dalla Legge 112 del 2013 ha come unica conclusione la liquidazione coatta». Una diagnosi medica che ha fatto reagire lo stesso chirurgo dem: «Assistiamo all'ostinazione di due sigle sindacali che non vogliono sottoscrivere il piano industriale, condiviso invece dai rappresentanti di gran parte dei lavoratori del Teatro, nè sospendere gli scioperi che stanno penalizzando la stagione a Caracalla. Martedì prossimo dunque all'ordine del giorno del Cda sarà inevitabilmente discussa la liquidazione». E la proverbiale calma conciliante di Carlo Fuortes, ha cominciato ad incrinarsi: «L'attività sindacale diventa un “gioco al massacro” - ha dichiarato - voluto da una minoranza, dannoso per il presente e soprattutto per il processo di risanamento in atto che ha riportato in equilibrio il bilancio dell'anno in corso. Al 30 giugno si è registrato un risparmio di circa 5 milioni di euro, con più spettacoli e spettatori rispetto al primo semestre 2013». Il sovrintendente ha ribadito che alla Fials e alla Cgil è stato offerto un documento che «prevede la conferma di assenza di licenziamenti e mobilità per i dipendenti del Teatro e il rispetto degli attuali livelli salariali». Nonchè «la disponibilità a un confronto sulla dotazione organica del futuro che il Cda dovrà approvare entro il 30 settembre», ricordando che l'accordo firmato l'8 luglio dalla Uil e Cisl è già in possesso del Mibact e non può essere più modificato.

LE REPLICHE

Critiche che i sindacati rispediscono al mittente, parlando di «atteggiamento irresponsabile» della Fondazione e del tentativo di «mistificare le cose», dal momento che Fuortes «è apparso, seppure per pochi minuti, ad alcuni di quegli incontri dove si è esaminato un testo che potrebbe sostituire il contratto integrativo aziendale». E il braccio di ferro riguarda anche i 68.818 euro di rimborsi dei biglietti che l’Opera avrebbe chiesto ai due sindacati scioperanti per «risarcire i danni economici» per la prima della Bohème da versare entro 15 giorni. Richiesta considerata «assurda» da Cgil e Fials, e che si rifiutano di corrispondere. Il gioco si fa duro.
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