LO SFOGO
Già prima della mezzanotte, però, l'incubo della disfatta era diventato realtà. M5S fuori dal ballottaggio. Lo scenario peggiore. Per l'ex minisindaca, sconfitta ora e tradita prima dai suoi, resta solo l'amarezza. «Sto a posto con la mia coscienza - dice - Gli ex del Movimento che mi hanno sfiduciato? Di queste persone non voglio parlare, il grande errore che abbiamo fatto alle scorse elezioni è avere imbarcato chiunque, anche infiltrati di altri partiti. Infatti molti di quelli che mi hanno votato contro, ora sono passati alla destra». La candidata grillina si sente «penalizzata» per queste elezioni che si sono trasformate in un voto di metà mandato, sa che è difficile ripresentarsi davanti agli elettori «dopo un anno e mezzo effettivo di governo, con tante cose ancora da portare a termine». Il commento finale a tarda notte è questo: «Una partecipazione al voto così bassa ha influito sul risultato, ora farò opposizione».
A chi? Al ballottaggio, in questo municipio grande quanto Trieste, 205mila abitanti, che da Montesacro e Talenti si allunga fino alle porte di Monterotondo, ci vanno il centrosinistra e un centrodestra a trazione leghista. In testa, sopra al 40%, c'è Giovanni Caudo, ex assessore di Marino che alle primarie ha battuto da outsider il concorrente ufficiale del Pd. Se la vedrà tra due settimane con il leghista Francesco Bova, vicequestore, che al primo turno di ieri ha conquistato poco meno del 35%.
I dati dell'affluenza, al 26,5%, un crollo rispetto al 2016, dicono che si è votato di più nei quartieri residenziali e meno, molto meno in periferia. A Montesacro e a Talenti - ex roccaforte nera che ormai da un decennio ha virato verso i dem - la partecipazione ha superato il 30 per cento, mentre al Tufello l'asticella ha scavallato di poco il 20. Poco meglio a Castel Giubileo, a Settebagni e a Serpentara.
L'IMPIANTO CONTESTATO
Un residente su quattro ha votato al seggio di via Russolillo, a Fidene, il più vicino al famigerato Tmb dell'Ama, l'impianto di «trattamento meccanico-biologico» dove ogni giorno si lavorano tonnellate e tonnellate di pattume e alla prima folata di vento l'aria diventa irrespirabile. I grillini, due anni fa, si erano impegnati a smantellarlo appena possibile, e forse questa promessa non mantenuta è stato il fardello più pesante sulla campagna elettorale di Capoccioni e del M5S in generale. Perché il Tmb è ancora là, col suo fetore molesto. «Vogliamo chiuderlo entro il 2019», diceva ieri pomeriggio la candidata pentastellata. Mentre l'amministrazione Raggi, solo pochi giorni fa, annunciava soluzioni temporanee dalla dubbia efficacia: siepi di rosmarino e piante aromatiche per coprire la puzza dell'immondizia. Evidentemente non è bastato.
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