Roma, il Riesame: Marra fece mercimonio della sua funzione pubblica

Marra
2 Minuti di Lettura
Mercoledì 25 Gennaio 2017, 20:40 - Ultimo aggiornamento: 26 Gennaio, 08:06
«I motivi per cui Marra ha chiesto e Scarpellini ha erogato l'importante somma risiedono nel mercimonio della funzione che il dirigente pubblico ha accettato di fare in cambio di denaro». Lo scrivono i giudici del tribunale del Riesame di Roma nelle motivazioni della decisione con cui hanno confermato il carcere per l'ex capo del personale del Comune di Roma, accusato di corruzione,insieme all' immobiliarista Sergio Scarpellini.

I giudici scrivono che «sin dal 2009 Marra si è messo a libro paga dell'immobiliarista». «Ancora nel 2016 - scrivono ancora i giudici a proposito di Marra - ha dichiarato la propria fedeltà al patto già assunto, il che da un lato conferma la solidità del rapporto corruttivo tra i due, dall'altro è sintomatico della ferma intenzione del dirigente pubblico di proseguire sulla stessa strada che già importanti utilità economiche gli ha procurato».

Per i magistrati «le consistenti regalie fatte da Scarpellini in favore di Marra trovano ragionevole spiegazione in una logica corruttiva stante le funzioni pubbliche svolte all'epoca da Marra in settori connessi agli interessi di Scarpellini».

E ancora: «non è minimamente verosimile che lo Scarpellini possa essersi risolto a prestare 367mila euro non ad un vecchio amico o ad un soggetto di sperimentata fiducia ma ad un soggetto come Marra, conosciuto da qualche anno ma mai frequentato, con cui manteneva un rapporto superficiale ed occasionale, e lo abbia fatto senza pattuire interessi, senza acquisire la benché minima garanzia ma semplicemente sulla parola».


Per il Riesame Marra potrebbe delinquere di nuovo alla luce della «sua ferma determinazione a conservare il ruolo di potere». Infatti, osservano, l'ex dirigente arrestato «nonostante la campagna di stampa in suo sfavore» è stato «nominato al vertice del Dipartimento risorse umane, ruolo che gli assegna un rilevante potere» all'interno del Campidoglio.

«La vicenda è di rilevante gravità, nella misura in cui mette in luce la spregiudicatezza dei protagonisti, in particolare del Marra, che non ha esitato a mettere a frutto, da anni, la propria posizione pubblica per ottenere vantaggi economici da un imprenditore, come Scarpellini, con significativi interessi in sede locale».

Per i giudici, sulla casa acquistata da Marra con due assegni dati da Scarpellini, «non può esser messo in serio dubbio che sia stato il Marra a chiedere ed ottenere 'il prestitò dallo Scarpellini ed a godere della elargizione essendo quella di Prati Fiscali una casa intestata alla moglie ma chiaramente di famiglia».

Può dunque «affermarsi che quando nel 2013 Marra si è nuovamente rivolto a Scarpellini per avere sostegno economico non lo ha fatto certo per contrarre un normale mutuo fondiario ma piuttosto per ottenere una sorta di regalia o comunque una elargizione senza pattuizione di rimborso».
© RIPRODUZIONE RISERVATA