Roma, M5S, un caso l'espulsione di Fucci: contraccolpi per Raggi e Lombardi

Roma, M5S, un caso l'espulsione di Fucci: contraccolpi per Raggi e Lombardi
di Simone Canettieri
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Lunedì 18 Dicembre 2017, 08:58 - Ultimo aggiornamento: 19 Dicembre, 14:03
Per il momento Fabio Fucci è solo fuori dalle chat interne del M5S («Peccato: sarebbe stato un modo per spiegare le mie dichiarazioni»). Sul sindaco di Pomezia pesano anche le parole definitive di Luigi Di Maio: «Non è in linea con il Movimento 5 stelle e quindi si autoesclude dal Movimento» perché «la regola dei due mandati non è in discussione». La vicenda però è molto più complessa: ecco perché Fucci ancora non è stato espulso. I vertici stanno ponderando tutte le mosse: le variabili sono diverse e molto complicate.
Innanzitutto, in caso di cartellino rosso del blog di Grillo, dovrà cadere subito il Comune di Pomezia ed essere nominato un commissario. Prima ancora, però, i consiglieri pentastellati sarebbero costretti a sfiduciarlo, pena essere estromessi anche loro dal M5S (come accaduto nei comuni di Quarto o a Parma). Non solo. Al gruppo (che non è tutto contro il sindaco) servirebbero anche i voti dell'opposizione per arrivare alla sfiducia. Una mossa (che ricorda la fine di Ignazio Marino) non proprio semplice da spiegare ai cittadini che ha l'effetto del boomerang, come si ricordano dalle parti del Pd di Roma.
La seconda conseguenza è pronta a coinvolgere Virginia Raggi: Fucci è anche il vicesindaco della città metropolitana, la vecchia Provincia di Roma, ente che di fatto regge, visto che la sindaca è totalmente assorbita dalla vicende del Campidoglio e passa a Palazzo Valentini una volta a settimana, il venerdì mattina. Per dare seguito alla cacciata dal M5S, Raggi dovrebbe togliere le deleghe al suo vice (al cui posto sarebbe pronto Paolo Ferrara) e far scattare il rimpasto.

IL RISCHIO
Terza e ultima conseguenza: le regionali. E cioè la corsa di Roberta Lombardi che in qualche modo rischia di essere danneggiata da questo strappo. Nonostante le parole nette di Valentina Corrado, la consigliera regionale calabrese ma adottiva di Pomezia, che si è subito schierata in maniera netta contro il sindaco, a cui era molto legata e che la sponsorizzò durante le regionarie M5S con una mail agli iscritti (cosa non permessa dalle regole interne): «Non si conosce la natura di un uomo - sentenzia Corrado - fino a quando non è tenuto a lasciare un posto di potere».
Per tutti questi motivi, Fucci è ancora formalmente un sindaco del M5S. Nonostante tutto. Le ripercussioni del ritiro del simbolo sono tante e vanno calcolate bene. Lui spiega: «Non si premia il merito nel M5S, se mi viene negata la ricandidatura: le regole vanno cambiate adesso che siamo una forza di governo. Per due mandati si devono intendere dieci anni». E poi svela: «Mi è stato offerto l'incarico di capo di gabinetto di un importante ente pubblico (il Campidoglio -ndr) per rimanere nel M5S, ma preferisco concludere il mio lavoro da amministratore».

LA MOSSA
Il sindaco rivela di aver stretto un accordo con la sua maggioranza per portare a termine gli obiettivi di questa consiliatura, forse anche per questo motivo i vertici del M5S sanno che non possono forzare troppo la mano. E quindi, al di là delle dichiarazioni di rito, frenano. Inoltre sulle regionali e su Roberta Lombardi, Fucci dice: «Se la voterò? Non lo so, non penso sia interessante la mia posizione, alle elezioni si valutano le persone e i programmi, ma le persone contano di più». Il sindaco nega di aver sentito Federico Pizzarotti, il collega di Parma di cui rischia ripetere la medesima parabola. Il primo cittadino di Pomezia, per il momento, aspetta le mosse di quello che ormai è quasi un nemico: il M5S. Con un'avvertenza: «Io non voglio fare la guerra a nessuno, ma se me la faranno mi difenderò».
 
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