Roma, «In Comune decideva Marra. Più potere grazie alla Raggi»

Raffaele Marra
di Michela Allegri
3 Minuti di Lettura
Martedì 3 Gennaio 2017, 12:48 - Ultimo aggiornamento: 31 Gennaio, 12:48
Durante l'interrogatorio di garanzia, ha tentato di ritagliarsi un ruolo quasi marginale nella gestione del Campidoglio. Ma nelle nuove carte depositate dagli inquirenti in sede di Riesame, sembra emergere che Raffaele Marra, braccio destro della sindaca Virginia Raggi arrestato il 16 dicembre per corruzione, tra le mura del Comune fosse davvero un pezzo da novanta.

Un funzionario di primo piano, ben piazzato già prima dell'insediamento della giunta pentastellata e che, con l'arrivo dei grillini, ha fatto un balzo in avanti, consolidando la sua sfera d'influenza. Per questo motivo era corteggiato e lusingato da un imprenditore del calibro di Sergio Scarpellini - finito pure lui in manette - noto a tutti come il re degli affitti e gestore di un volume d'affari milionario tra mercato immobiliare e convenzioni stipulate con i palazzi del potere, tra cui proprio il Campidoglio. La pm Barbara Zuin non ha dubbi: la pericolosità sociale di Marra è «spiccata». Tradotto: se rimesso in libertà, l'indagato potrebbe tornare a delinquere, soprattutto grazie ai rapporti intessuti ai piani alti della pubblica amministrazione.

L'INFLUENZA
Le informative appena depositate sembrano trovare riscontro anche nelle parole dell'ex capo dell'Avvocatura, Rodolfo Murra, ascoltato come teste in un'altra indagine: quella sugli incarichi affidati in modo forse irregolare dalla sindaca e dal suo staff. «Non c'era riunione che potesse avvenire in sua assenza», avrebbe detto Murra riferendosi al funzionario arrestato.

Agli atti ci sarebbero anche alcune intercettazioni, inizialmente omissate, in cui l'immobiliarista parla con una collaboratrice del potere guadagnato da Marra in Comune. Come si legge nell'ordinanza del gip Maria Paola Tomaselli, l'ex vicecapo di gabinetto della Raggi è accusato di aver accettato da Scarpellini due assegni - messi a disposizione di sua moglie - per un totale da 367mila euro. I soldi sarebbero stati usati nel 2013 per l'acquisto di un appartamento dell'Enasarco in via dei Prati Fiscali. Marra avrebbe anche comprato dall'imprenditore una seconda casa con uno sconto del 40 per cento. All'epoca, il funzionario era direttore dell'ufficio Politiche abitative del Comune e capo del Dipartimento del patrimonio e della casa: un incarico ricoperto da giugno 2013. Prima, era direttore del Demanio in Regione.

L'INTERCETTAZIONE
A incastrare Marra, è stata un'intercettazione. E' il 30 giugno, l'indagato telefona alla segretaria del costruttore. «Lui sa che io sto a disposizione» dice, dopo aver chiesto l'intervento dell'immobiliarista per arginare le critiche della stampa. Arriva il giorno dell'arresto. «L'aver detto di essere a disposizione è stato solo un atto di cortesia», spiega Marra nell'interrogatorio di garanzia. Anche l'imprenditore nega la corruzione: «I soldi erano un prestito - dice - Non c'è stata nessuna contropartita». Il 21 dicembre, però, Scarpellini rende un secondo interrogatorio. Collabora alle indagini, fa il nome di altri politici che avrebbe tentato di lusingare con regali e favori. L'immobiliarista trascorre il Natale ai domiciliari. Marra, invece, è ancora in carcere.
© RIPRODUZIONE RISERVATA