Grillo: «Virginia avanti, ha ammesso gli errori. Gli avvisi? Non ci fermano»

Grillo: «Virginia avanti, ha ammesso gli errori. Gli avvisi? Non ci fermano»
di Simone Canettieri e Stefania Piras
4 Minuti di Lettura
Domenica 18 Dicembre 2016, 09:52 - Ultimo aggiornamento: 17:20
ROMA Non c'è solo Davide Casaleggio che sprona Virginia Raggi e i pentastellati romani ad andare avanti nonostante tutto. «È Roma, è la tappa fondamentale per arrivare al governo» questo il ragionamento che si segue per riuscire ad arginare la pesante perdita di consensi scatenata dal caso Marra (ieri su Facebook, il post su Aleppo non è arrivato a mille like, dettaglio che rende l'idea del disamoramento). C'è anche e soprattutto una svolta garantista del M5S che sembra cucita su misura per Virginia Raggi. «A breve definiremo un codice etico che regola il comportamento degli eletti del MoVimento 5 Stelle in caso di procedimenti giudiziari. Ci stanno combattendo con tutte le armi comprese le denunce facili che comunque comportano atti dovuti come l'iscrizione nel registro degli indagati o gli avvisi di garanzia. Nessuno pensi di poterci fermare così». Il riferimento è all'esposto di Carla Raineri che ha fatto scattare l'inchiesta sulle nomine in Comune.

IL CLIMA
Ma intanto bisogna andare avanti, come sottolinea il comunicato del capo politico Beppe Grillo sul blog ufficiale, era necessario un repulisti totale, ovvero lo smantellamento di quel raggio magico che aveva finito per confinare la sindaca in un territorio lontano dal perimetro dei Cinque Stelle. A sciogliere questo cerchio di fedelissimi è stato per primo il giudice che ha ordinato l'arresto di Raffaele Marra. Preoccupati, i leader del M5S hanno richiesto, e ottenuto da Raggi, le dimissioni di Salvatore Romeo da capo della segreteria e le dimissioni da vice di Daniele Frongia, che rimane comunque in giunta, considerati insieme a Raggi i veri responsabili politici del successo di Marra che, ricordiamo, da semplice dipendente del Campidoglio come si era affrettata a precisare Raggi a poche ore dal suo arresto, era arrivato a occupare ruoli apicali come il vice capo di gabinetto prima, e il capo del personale poi. «Ora vediamo se Virginia regge senza i suoi sodali» osservano fonti in contatto con i vertici. L'unica concessione che è riuscita a strappare Raggi è stata quella di tenere Frongia all'interno della giunta come assessore allo sport. Un successo non da poco visto che l'altra notte i lombardiani lo immaginavano già senza deleghe e di nuovo all'Istat, fuori dall'amministrazione. Questa, dunque la soluzione politica approntata per voltare pagina «sperando che non arrivino altri scossoni giudiziari» precisano esponenti qualificati del M5S che per la prima volta notano una divisione nella linea politica tra i due garanti Grillo e Casaleggio.

LA DIVISIONE
Uno, infuriato che voleva prendere le distanze dalla giunta capitolina perché, c'è da dire, ha pure dovuto sorbirsi ore e ore di discussioni in albergo con i parlamentari che lo mettevano in guardia: «Credici Beppe, qui la situazione potrebbe peggiorare, ha senso mischiare ancora le nostre sorti con Virginia? Rischiamo il tracollo». E l'altro, Casaleggio jr, che ha da subito cercato di mantenere in piedi l'esperienza Raggi e ha esortato tutti a mantenere la barra dritta. Le due posizioni sono raffigurate nel derby in corso per strappare la delega da vicesindaco. Gli ortodossi che fanno capo a Roberto Fico e Roberta Lombardi vorrebbero che fosse il capogruppo Paolo Ferrara che venerdì sera si è precipitato all'hotel Forum per parlare direttamente con Grillo. I più pragmatici, con Casaleggio in testa, spingono perché sia Massimo Colomban, l'attuale delegato alle società partecipate che gode di ottima stima a Milano e in Veneto, terra natia sua e di David Borrelli, l'europarlamentare M5S che lo teneva in serbo per un possibile esecutivo M5S e a cui invece ha dovuto chiedere di andare a Roma per aiutare Virginia Raggi. Saranno i consiglieri capitolini a votare la scelta tra i due. In tutto questo i parlamentari garanti di Raggi sono messi un po' in ombra: a uscirne malissimo è stato Alessandro Di Battista che ha da subito vissuto come un'orticaria fulminante lo scoppio del caso Marra. L'altro big in ombra e silente è proprio Luigi Di Maio: il vicepresindente della Camera è passato da essere il garante di Virginia a il grande assente in queste ore.

LA SVOLTA
Ma la vera novità dell'intervento del blog di Grillo è la scrittura di un codice etico, l'ennesimo, che regolerà il comportamento degli eletti in caso di procedimenti giudiziari. Quello firmato a Roma dice che, in caso di iscrizione nel registro degli indagati, deve essere la rete a votare le dimissioni. Ora però, visto che le inchieste sono aumentate nel giro di pochissimo, si stilerà una serie di gravità dal punto di vista penale e si toglierà l'automatismo indagato-dimissioni, come anticipato da questo giornale mesi fa, sfruttando la gamma di sanzioni già in uso come la sospensione o l'autosospensione temporanee. Perché il M5S ha scoperto di non essere affatto immune dalle indagini della magistratura.