Di Giannantonio: «Assumendo certi psicofarmaci al lavoro si rischiano deficit di attenzione»

Di Giannantonio: «Assumendo certi psicofarmaci al lavoro si rischiano deficit di attenzione»
di Lorenzo De Cicco
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Sabato 14 Luglio 2018, 12:28
Massimo Di Giannantonio, presidente dei professori ordinari di Psichiatria in Italia, in Campidoglio attacchi d'ansia e stress sono all'ordine del giorno o quasi, a sentire il presidio medico. Che idea si è fatto?
«Viene da interrogarsi sulle ragioni che sono all'origine di casi di questo genere, sarebbe utile fare una riflessione complessiva sulle motivazioni, certamente complesse, che possono portare a questo tipo di reazioni».
Ecco appunto. Di cosa potrebbe trattarsi?
«In genere lo stress sul posto di lavoro dipende da uno squilibrio tra le risorse che vengono messe a disposizione del lavoratore e le richieste. Si crea uno scompenso, insomma, che può dar vita a una serie di disfunzioni e conflitti che incidono anche sulla resa del dipendente, in definitiva».
Gli psicofarmaci che vengono somministrati contro l'ansia, che tipo di impatto possono avere sul lavoro?
«Ad alcuni dosaggi questo tipo di farmaci, le benzodiazepine, possono causare deficit dell'attenzione, sonnolenza, distrazione. Poi ogni soggetto reagisce diversamente, a seconda del corredo genetico che gioca un ruolo fondamentale. Va detto che l'attacco di panico è una patologia grave, certamente invalidante e rischiosa per chi ha responsabilità verso terzi, come i dipendenti pubblici. È bene sapere che i farmaci da soli non bastano. I disturbi d'ansia vanno affrontati con un approccio integrato. La terapia, per definizione, non può essere una randellata tramite farmaco al sintomo, serve un progetto terapeutico che rimuova le ragioni che fanno insorgere queste patologie».
 
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