Roma, Coratti, ultima infrazione: non aveva dichiarato neppure i suoi redditi

Roma, Coratti, ultima infrazione: non aveva dichiarato neppure i suoi redditi
di Lorenzo De Cicco e Giuseppe Gioffreda
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Martedì 22 Agosto 2017, 09:58
Neanche il tempo di riprendersi dalla condanna a sei anni di carcere nel maxi-processo sul Mondo di Mezzo (due anni in più rispetto alla richiesta dei pm del pool Antimafia), ecco arrivare all'indirizzo di Mirko Coratti la multa, salata, dell'Anticorruzione per non avere dichiarato online i redditi quando era ancora in Consiglio comunale. L'ex presidente dell'Assemblea capitolina, un tempo così influente tra le correnti del Pd da sfiorare, tre anni fa, la poltrona di vicesindaco della Città metropolitana, poche settimane dopo la sentenza sul sodalizio Buzzi-Carminati, il 4 agosto, ha ricevuto un'ammenda pecuniaria dall'Authority di Raffaele Cantone.

SOTTO PROCEDIMENTO
L'ex mister 6mila preferenze del Campidoglio - tanto rastrellò Coratti alle comunali del 2013 - è inciampato sulla dichiarazione dei redditi. Nel senso che prima non l'ha presentata al Comune e alla fine, incalzato dagli uffici di Palazzo Senatorio su pressione dell'Anac, l'ha spedita in ritardo. E così l'Autorità, a norma di legge, gli ha recapitato una «sanzione pecuniaria definitiva» dell'ammontare di 1.200 euro. «Con una nota del 4 agosto 2017 - si legge in un documento della direzione Trasparenza di Roma Capitale - l'Autorità Nazionale Anticorruzione ha comunicato l'esito del procedimento sanzionatorio avviato nei confronti del consigliere comunale di Roma Capitale cessato dalla carica Mirko Coratti, nei confronti del quale il Consiglio dell'Autorità, nell'adunanza del 19 luglio scorso, ha adottato il provvedimento di irrogazione della sanzione amministrativa pecuniaria definitiva».

IL DOCUMENTO
Nel mirino dell'Authority è finita la dichiarazione dei redditi relativa al 2015, l'anno in cui Coratti ha iniziato a difendersi dall'accusa di corruzione aggravata. Dopo la prima retata di Mafia Capitale, il 2 dicembre 2014, il politico della Bufalotta finì nella lista degli indagati e lasciò lo scranno di presidente dell'Assemblea capitolina. Ma rimase in carica come consigliere semplice - nel gruppo misto, perché nel frattempo si era autosospeso dal Pd - fino alla seconda ondata di arresti, quella del 4 giugno del 2015, che gli spalancò le porte del carcere. Secondo i pm Coratti, «nella sua qualità di presidente del Consiglio Comunale di Roma, in concorso con Franco Figurelli, appartenente alla sua segreteria» avrebbe posto «la sua funzione al servizio dei soggetti economici riconducibili al gruppo di Buzzi», come si leggeva nei capi d'imputazione. E a luglio è arrivata la pesante condanna di primo grado, anche se lui continua a professarsi innocente, convinto che «prima o poi troverò un giudice a Berlino, disposto a credermi».
Nel frattempo dovrà saldare la multa dell'Anticorruzione. Circa 1.200 euro che possono scivolare via indolore davanti a una sentenza per corruzione. Ma che possono fare male per chi come Coratti, nell'ultima dichiarazione dei redditi, pubblicata finalmente sul sito del Comune dopo una sequela di richieste e controdeduzioni, ha dichiarato un imponibile di 10.539 euro.