Roma, salari accessori: il bilancio a rischio per sanare gli arretrati

Roma, salari accessori: il bilancio a rischio per sanare gli arretrati
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Mercoledì 19 Ottobre 2016, 08:25 - Ultimo aggiornamento: 09:09
IL CASO
Sfruttare il piano di rientro concordato con il governo nel 2014 (dalla giunta Marino) per risanare i conti disastrati del Comune di Roma, pur di evitare tagli al fondo dei salari accessori per i 23mila dipendenti capitolini. È questo il piano - o almeno la speranza - con cui si è presentata ieri mattina la sindaca Virginia Raggi al vertice di Palazzo Chigi con il sottosegretario Claudio De Vincenti. Piano che, a detta dei tecnici, potrebbe però rischiare di compromettere proprio quel percorso di risanamento del bilancio capitolino avviato quando la responsabile dei conti comunali era Silvia Scozzese, oggi commissario per il debito.
I BONUS IRREGOLARI
Tutto ruota attorno ai bonus che Palazzo Senatorio ha distribuito senza controlli tra il 2008 e il 2012 ai suoi 23mila lavoratori. Extra che in teoria avrebbero dovuto essere agganciati al merito e ai risultati ottenuti effettivamente da vigili, impiegati e maestre. E che invece sono stati elargiti senza nessuna verifica sul rendimento effettivo. «Premi a pioggia», come li hanno definiti gli uomini dell'Ispettorato generale di Finanza nel 2014. Subito dopo il Mef ha presentato il conto al Comune: 340 milioni di euro di salari accessori illegittimi che ora devono essere recuperati. Non attraverso decurtazioni dirette nei salari, la legge non lo consente. Ma attraverso un piano di rientro, a carico del Comune, che disponga una serie di «economie di gestione» e soprattutto una riduzione progressiva del fondo del salario accessorio. Una decurtazione indiretta alle buste paga, quindi, dato che l'ammontare complessivo dei premi sarebbe stato sforbiciato.
L'EX COMMISSARIO
Ed è proprio questo che la sindaca ora vorrebbe evitare. Anche se l'ex commissario Francesco Paolo Tronca, poco prima di lasciare Palazzo Senatorio, aveva avviato l'iter di restituzione. Dando mandato al Dipartimento Risorse Umane e alla Ragioneria generale di predisporre gli «atti propedeutici all'effettuazione del recupero - si legge nell'atto del 12 aprile scorso - per il recupero delle somme illegittimamente appostate sui fondi per le risorse decentrate del personale dal 2008 al 2014». Fondi su cui indaga anche la Corte dei Conti.
La Raggi però punta a un escamotage per evitare un nuovo piano di risparmi. E propone di utilizzare «le economie di gestione già realizzate» per recuperare le somme finite indebitamente nelle tasche dei dipendenti comunali. Una trovata che ieri è stata accolta con gelo a Palazzo Chigi, che ha chiesto alla sindaca di rivolgersi direttamente al Ministero dell'Economia. Dove già circola più di un dubbio sull'ipotesi di utilizzare i fondi del «piano di riequilibrio strutturale» varato due anni fa dalla vecchia giunta (440 milioni di risparmi nel triennio 2014-2016) per pagare senza tagli i salari dei dipendenti.
LA SPONDA
Al netto delle schermaglie di facciata, la Raggi può contare sulla sponda dei sindacati, molto più favorevoli al piano indolore presentato dalla giunta M5S rispetto al rigido programma del Mef. Non è un caso se proprio ieri la Triplice confederale, tramite una nota stampa, faceva trapelare di essere pronta alla mobilitazione, fino allo «sciopero generale», pur di sbloccare il pagamento di alcuni bonus del 2015 che non sono ancora stati liquidati proprio perché, prima, bisogna risolvere la questione degli arretrati. E infatti Giancarlo Cosentino della Cisl spiega: «Non vogliamo arrivare allo sciopero, è solo l'extrema ratio. Confidiamo che questa amministrazione riesca a risolvere la questione nella trattativa con il governo». Quasi a suggerire che, se proprio uno sciopero ci fosse, sarebbe più contro l'esecutivo che contro l'amministrazione M5S.
Simone Canettieri
Lorenzo De Cicco
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