Berlusconi e il predellino 2.0: un partito di sindaci-manager

Berlusconi e il predellino 2.0: un partito di sindaci-manager
di Emilio Pucci
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Domenica 1 Maggio 2016, 10:31
ROMA Dopo le beghe romane e le minacce di Salvini e Meloni, Berlusconi si è convinto ancor di più che il vecchio teatrino della politica, come lo chiama lui, non ha più nulla da dire. Il futuro è legato ai city manager, a quelle persone senza tessere capaci di risolvere i problemi dei cittadini e che conoscono a fondo il territorio senza volerlo sfruttare a fini personali. Il futuro, a suo dire, è fatto di imprenditori, di sindaci, di giovani professionisti.
Ecco il nuovo predellino del Cavaliere. E' su queste basi – così ha spiegato ai suoi – che vuole indirizzare il partito. L'ex premier guarda alla figura del candidato civico anche in chiave nazionale. Per ora ci sono Marchini a Roma, Parisi a Milano, Lettieri a Napoli. Ma Berlusconi vuole puntare su una nuova generazione di primi cittadini e di esponenti della società civile anche oltre alle amministrative. «In Parlamento – ha ripetuto anche in questi giorni – non voglio più politici di professione». «Non posso rincorrere la destra lepenista o il metodo delle ruspe, noi abbiamo un'altra identità», rifletteva ieri con i fedelissimi. Sarà il voto del 5 giugno a dire se Marchini è «l'uomo nuovo» (lui intanto glissa: «Sono semplicemente innamorato della mia città») e se potrà ripercorrere, come ha teorizzato Storace, le orme del Cavaliere con la discesa in campo del '94. Ma è un fatto che l'ex presidente del Consiglio intende ancor di più prendere le distanze dai partiti così come concepiti finora.

KING MAKER

Berlusconi, raccontano in FI, si è convinto di andare sull'ingegnere grazie a quel suo slogan, quel «liberi dai partiti» che ha subito sentito proprio. Il percorso intrapreso dovrà, nelle intenzioni del Cavaliere, comunque portare ad un ricompattamento con il Carroccio e con Fratelli d'Italia, ma su basi diverse e per la necessità legata anche alla nuova legge elettorale voluta da Renzi. «Noi siamo diversi dalla Lega. Salvini – è il ragionamento dell'ex premier – non potrà mai essere leader. Senza Forza Italia oltre al 20% il centrodestra non può vincere le elezioni». E' pur vero che l'ex premier preferisce al momento indossare il vestito del king maker: la frammentazione della coalizione gli da la possibilità di accrescere l'importanza del suo ruolo di collante. Ma in FI, men che meno l'ex premier, nessuno pensa a strade separate con il partito di via Bellerio. «L'importante – afferma Matteoli - è che i partiti del centrodestra facciano quello per cui sono nati: la Meloni non faccia la copia di Salvini, FI non insegua la Lega e il Carroccio non si sostituisca al nostro partito, altrimenti salta tutto». Toti e Gelmini si augurano che una riconciliazione avvenga già al secondo turno delle amministrative e, anche se il giovane Matteo ribadisce che «o c'è un accordo su tutto o ci saranno problemi», e Meloni esclude apparentamenti, neanche nel Carroccio qualcuno crede che il legame con FI si possa spezzare.

 


Fino alle prossime urne comunque non ci sarà alcuna pace. Una frattura che porta molti esponenti azzurri a temere per la mossa del Cavaliere. Perché – questa la paura di diversi big – qualora Marchini non arrivasse al ballottaggio Berlusconi avrebbe perso quelle primarie da sempre negate e Forza Italia si ritroverebbe a raccogliere i cocci di una sconfitta. Ma Berlusconi con i suoi è netto: «Bertolaso purtroppo non è stato capito dai romani, Marchini è diverso, lui la città la conosce veramente». Un cambio di passo, anche nei sondaggi, lo ha notato subito insomma.

IL PAPA STRANIERO

Per ora l'ex premier, a precisa domanda dei dubbiosi di questa scelta che Casini ha definito «epocale», glissa se Marchini possa essere il “Papa straniero” che tutti in FI attendono. Si sa, Berlusconi non ama parlare di altre leadership, ma la sua idea è quella di consegnare il Paese in mano ad un esterno della politica. «Ho sentito Berlusconi, la nostra mission è vincere. La sua scelta è coraggiosa, bisogna anteporre l'interesse di Roma a tutto il resto», ha detto Marchini pronto a farsi vedere in compagnia dell'ex premier che ieri ha preferito disertare l'inaugurazione della campagna elettorale della Gelmini. «Non mi interessano i cambi d'umore personali, mi interessano i programmi», taglia corto intanto Salvini parlando di Berlusconi ed evitando nuovi scontri frontali. Ma nei prossimi giorni, annunciano nella Lega e in Fdi, i toni sono destinati a salire.