Doppie bollette, la beffa dei rifiuti. Chi ha l'ufficio in casa deve pagare due volte la tassa dell'Ama

Doppie bollette, la beffa dei rifiuti. Chi ha l'ufficio in casa deve pagare due volte la tassa dell'Ama
di Elena Panarella
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Lunedì 1 Dicembre 2014, 06:06 - Ultimo aggiornamento: 08:18
Chi ha l'ufficio in casa propria deve pagare due volte la tassa sui rifiuti. In questi giorni si stanno moltiplicando le cartelle di Aequa Roma in seguito ad accertamenti per omesse dichiarazioni. Nulla di male, anzi. «Il problema, però - lamentano molti titolari di partita Iva - è che spesso si tratta di ”cartelle pazze” con doppia tassazione sugli immobili che colpiscono artigiani e piccoli imprenditori». Molti lavoratori autonomi hanno ricevuto richieste di 5 anni di arretrati, con cifre che sfiorano gli 8mila euro. «Ci sono piccoli imprenditori, artigiani, società di persone o di capitali - dice Fabrizio Santori, consigliere regionale del Lazio e membro della commissione Ambiente - che hanno sede nell'appartamento in cui vive la famiglia di uno dei soci, dove la tassa è stata pagata dal nucleo familiare, eppure sono arrivate cartelle anche a queste società per omessa dichiarazione».



Stesso discorso per chi ha aperto la partita Iva, indicando come sede legale l'indirizzo di casa: pur avendo pagato la tassa sui rifiuti relativa all'appartamento, ha ricevuto la cartella che calcolava 5 anni di arretrati sui 10 mq della casa destinati a ufficio. Sono colpiti anche società e professionisti che non hanno alcuna movimentazione della partita Iva.

«Sono situazioni contorte che si moltiplicano - dice Santori - Anche perché così si paga due volte la tassa su metrature che, se cumulate, sforano la realtà. Così i più attenti dovranno perdere giornate per attivare l'autotutela mentre i meno accorti dovranno pagare una doppia tassazione».



LE DIFFERENZE

Occorre comunque fare delle distinzioni. Per le abitazioni, infatti, il Comune determina la tariffa in base a superficie, numero degli occupanti e quantità di rifiuti prodotti; per le società, invece, la tariffa si determina non solo in base alla quantità dei rifiuti, ma anche in base alla loro qualità, in relazione a usi e tipologia dell'attività svolta e ai costi del servizio dei rifiuti da smaltire, ovviamente ben diversi da quelli prodotti per uso domestico. «Ma in questo caso si tratta di soldi presi in modo coattivo - tuona Massimo Pezzella, responsabile del dipartimento ambiente di Forza Italia Roma - senza spiegazione logica, senza chiedere agli interessati un'autodichiarazione per chiarire la loro posizione. Somme calcolate tramite studi di settore dove nella denuncia dei redditi viene chiesto a chi ha un'attività di inserire i metri quadri destinati a un ufficio che è solo virtuale».



STUDI DI SETTORE

«Non c'è alcun errore - dicono dall'Ama - La vicenda nasce dalle denunce dei redditi degli studi di settore compilate dal singolo professionista che, per avere sgravi fiscali, attesta che parte dei metri quadri della propria casa è destinata a uso lavorativo. Ovviamente su questi metri quadri va pagata una tariffa più alta di quella casalinga. L'incrocio della banca dati Ama con gli studi di settore delle Entrate ha permesso di individuare l'anomalia e a quel punto l'azienda ha chiesto il dovuto». L'Ama, così, ha inviato nel 2014 lettere di contestazione cui è seguito, quando non ha avuto risposta, l'accertamento di Aequa Roma. Anche se non tutti godono di sgravi fiscali perché l'ufficio è virtuale.