Roma, stupro di Capodanno, la vittima: «Stavo male e davano colpa alla droga. Mi hanno lasciato sola»

Roma, stupro di Capodanno, la vittima: «Stavo male e davano colpa alla droga. Mi hanno lasciato sola»
di Alessia Marani e Camilla Mozzetti
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Martedì 25 Gennaio 2022, 07:44 - Ultimo aggiornamento: 4 Ottobre, 18:47

Mentre la vittima del branco cerca di raccogliere i ricordi frammentari della notte di violenze appena trascorsa nella villetta dello stupro a Primavalle, guarda i lividi sul corpo e si interroga su quelli dell'anima, è già finita sotto processo, quello intentato il giorno dopo dal tribunale delle amichette che in una chat denominata Aimone aprono il dibattito sulle responsabilità dell'accaduto, attribuendole in gran parte la colpa. Anzi, per alcune non era «successo niente». Altre con lei non si fanno più vive.

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IL RISVEGLIO
Già al risveglio, senza più forze e dolorante, su un materasso spoglio, la sedicenne con indosso una felpa bagnata e senza slip, cerca di rialzarsi e di capire. «Mi ricordo - racconterà ai carabinieri formalizzando la denuncia - che ho provato a parlare con una ragazza, le ho soltanto un po' accennato, guarda io c'ho questi lividi, c'ho male non so cosa è successo e ho provato a chiedere e loro hanno detto che non è successo niente...».

E se si sentiva «traumatizzata, non riuscivo a parlare, non riuscivo a fare niente», allora c'era chi era pronto a minimizzare e a risponderle: «È colpa delle droghe».


INCONTRO IN PIAZZA
Persino uno dei presunti stupratori, Patrizio Ranieri, adesso ai domiciliari, in quei primi giorni di gennaio 2021 le parlò al telefono, la incontrò in piazza Euclide, tentò di convincerla che sì c'era stato qualcosa, ma di consenziente. Eppure a lei, il discorso non tornava. E lui, di fatti, continuava a deriderla e a insultarla non appena parlava con gli amici come le rivela il fidanzato dell'unica amica che le è rimasta.
La ragazzina affida alle parole messe a verbale dai carabinieri della stazione di La Storta la «sensazione di solitudine e di impotenza» vissuta in quella casa e racconta di avere percepito nei giorni successivi «un allontanamento da parte delle amiche» presenti alla festa, rimanendo in contatto solo con una di loro, quella che l'aveva ospitata. La sola che quella notte dirà ai militari di essere rimasta sobria ma che lascerà l'amica in quella villetta senza riportarla a casa con lei. In uno scambio di messaggi agli atti dell'inchiesta con un'altra diciassettenne spiegherà di essere «rimasta delusa dalla maggior parte delle persone presenti alla festa».
Il 20 dicembre otto amiche del gruppo Parioli aprono la chat Aimone per scambiarsi le coordinate per organizzare il Capodanno (compreso l'acquisto di coca e Rivotril).


GLI AUDIO
Non c'è la sedicenne che è all'estero e arriverà solo per trascorrere a Roma qualche giorno di vacanza ospite di una delle amiche. Il primo gennaio una delle ragazze, coinvolta in un rapporto a tre con il fidanzato (indagato e sottoposto all'obbligo di firma presso le forze dell'ordine e di dimora nel comune di Roma) e la vittima del branco, lancia la bomba nella chat. Inizialmente non ha ben chiaro nemmeno se ci fosse stata qualcun'altra ancora. Anche lei ammette che qualche ora prima era sconvolta, «vedevo gli unicorni che volavano e i tappeti che si muovevano». Nessuna ha una reale percezione di ciò che si era consumato, o meglio nessuna lo ammette.


RIPROVAZIONE
Poi mostra indignazione e rabbia per il rapporto tra il ragazzo e la sedicenne «generando varie esclamazioni di stupore e riprovazione da parte delle altre ragazze», annotano gli inquirenti. Nasce un dibattito su chi avesse la colpa tra il ragazzo e la sedicenne. Qualcuna suggerisce di «dare un calcio in cu...» alla sedicenne, un'altra è convinta che in ogni caso lei «non aveva nessuna giustificazione per come si era comportata». A prendere le parti della ragazzina è la solita amica che in un messaggio audio replica che assolutamente non era giusto manifestare la propria rabbia nei confronti della sedicenne considerato che «nelle condizioni in cui si trovava avrebbe detto di sì a tutto». «Vorrei vedere se fosse il ragazzo tuo», le replica l'altra.

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