Il dramma di Hasib Omerovic, 36enne disabile di etnia rom precipitato a nove metri di altezza dalla finestra della sua camera il 25 luglio scorso, si è consumato in un cortile stretto e infestato dalle erbacce e dalle zanzare tra due palazzi popolari di via Gerolamo Aleandro e via Pietro Bembo nel cuore di Primavalle. Qui sono in pochi a credere che Hasib possa avere molestato delle donne, a molti faceva anche un po' tenerezza per il fatto che fosse sordomuto e in qualche modo costretto ad andare a rovistare tra i cassonetti per recuperare ferro e rame. Che poi a spingerlo di sotto nel vuoto possano essere stati dei poliziotti, volontariamente, come sospettato dai familiari del ragazzo, non convince. Piuttosto i dirimpettai avanzano un'altra teoria: «Erano i familiari a picchiarlo, da quella casa provenivano quasi ogni sera dei lamenti strazianti del ragazzo, che non poteva articolare urli e parole».
Un inquilino del terzo piano ne è sicuro: «Dal mio appartamento si vede dentro quella abitazione e più volte ho assistito a scene di botte.
Rifiuti e puzza
Il giorno prima del tragico volo, sul gruppo Facebook di quartiere era apparso un post con tanto di sua foto in cui Hasib veniva accusato di importunare le ragazze del quartiere. Per i familiari sarebbe dunque iniziata una sorta di caccia alle streghe e, non a caso, il giorno successivo avrebbero bussato alla porta i quattro agenti in borghese, tra cui una donna, del commissariato Primavalle. «L'unico vero problema che lui e la sua famiglia avevano dato nel palazzo - raccontano altre donne - era la puzza nauseabonda dei rifiuti che accumulavano e portavano in casa. Accumulavano l'immondizia anche per le scale e nel pianerottolo, abbiamo dovuto mettere la polverina per tenere lontane formiche e scarafaggi». Racconta Gianni: «Curo un orto urbano vicino al palazzo e a Hasib piaceva venire ogni tanto a dare da mangiare alle galline e a mangiare i mandarini cinesi. Non aveva mai dato problemi, ci faceva anche un po' pena, gli regalavamo i nostri vestiti». Da metà agosto gli Omerovic se ne sono andati: «Abbiamo paura, ci sentiamo minacciati», hanno detto.
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